
Cronaca / Circondario
Sabato 09 Agosto 2025
Galbiate: 63enne trovato senza vita nella sua abitazione. Era morto da anni
Angelo Spreafico è stato rinvenuto cadavere nella sua abitazione in via Sant’Alessandro. La morte risalirebbe ad anni fa. Sul corpo nessun segno di violenza evidente. Nello stesso stabile abita il fratello
Galbiate
Nessuno lo aveva più visto da tantissimo tempo: Angelo, detto Angelone a causa della robusta stazza, Spreafico, 63 anni, è stato rinvenuto cadavere nella propria abitazione di via Sant’Alessandro giovedì. Secondo i primi accertamenti, la morte risalirebbe addirittura ad anni fa. Immediatamente sono scattate le indagini, dirette ad accertare le circostanze in cui l’uomo ha perso la vita. Sul posto sono intervenute anzitutto le forze dell’ordine; la magistratura ha disposto il sequestro della salma, che dovrà essere sottoposta ad autopsia su disposizione della Procura della Repubblica.
Sulla vicenda vige il segreto istruttorio. Secondo indiscrezioni, sul corpo, in avanzato stato di decomposizione, non sarebbero stati riscontrati segni evidenti di violenza quindi, per il momento, non viene formalizzata l’ipotesi di omicidio, ma le indagini proseguono in tutte le direzioni, senza escluderne attualmente nessuna.
Angelo Spreafico abitava in una sorta di palazzina bifamiliare, al piano superiore rispetto al fratello, quest’ultimo lavorava alla casa di riposo di Civate, in quanto dipendente di una cooperativa. Angelo Spreafico, invece, non lavorava più dai tempi della pandemia: fino ad allora, era assunto nella ditta “Casartelli” di Sala al Barro ma, durante il Covid, improvvisamente risulta essersi licenziato. In seguito, appunto, nessuno lo ha più visto: il periodo del lockdown ha ovviamente fatto sì che i rapporti si allentassero nel vicinato, inoltre nessuno dei fratelli Spreafico, entrambi celibi, aveva rapporti sociali stretti nella realtà di Galbiate. L’uno ha continuato a recarsi normalmente a Civate tutti i giorni, mentre l’altro risultava non uscisse più di casa per problemi di ansia: quando qualcuno ha iniziato a notare che il vicino non si vedeva da un pezzo e le finestre dell’abitazione rimanevano sempre chiuse, gli interrogativi sono stati liquidati dunque come uno dei, purtroppo non rari, fenomeni post Covid, di ritiro sociale.
Tuttavia, col trascorrere del tempo, i dubbi hanno ricominciato a nascere. L’abitazione dei fratelli Spreafico non sorge isolata: situata tra altre palazzine costruite in cooperativa edilizia oltre quarant’anni fa, è anzi circondata da altre case e, per quanto via Sant’Alessandro sia piuttosto estesa, si trova nel tratto iniziale, abbastanza vicino al centro del paese, dietro alla chiesetta del Caribbio. Alessandro Spreafico non si vedeva mai, nemmeno quando il fratello era al lavoro, e quelle finestre sempre chiuse destavano inquietudine.
Giovedì la tragica verità è diventata palese, nel modo più inatteso, impensabile e sconcertante. Il quartiere è stato scosso dall’arrivo di autoambulanza, carabinieri, autorità: tutti, dentro e fuori la palazzina, per interminabili minuti, finché, alla fine, dal condominietto, è stato portato fuori il feretro del 63enne.
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