Galbiate: il centro diurno per anziani intitolato a Rosario Livatino, giudice ucciso dalla mafia

Un pomeriggio di memoria e impegno civile ha segnato giovedì 6 marzo la vita del Centro Diurno Integrato per anziani Le Querce di Mamre, con la cerimonia ufficiale di intitolazione al giudice Rosario Livatino, vittima innocente della mafia. Un gesto simbolico e concreto per mantenere viva la testimonianza di legalità in un luogo che è esso stesso emblema di riscatto: il centro è infatti il primo bene confiscato alla ‘ndrangheta nella provincia di Lecco, riconvertito a servizio della comunità.

La scelta del nome non è casuale: Livatino, magistrato ucciso nel 1990 e proclamato beato nel 2021, incarna i valori di giustizia e integrità che la Cooperativa L’Arcobaleno – gestore della struttura – promuove da anni attraverso i suoi progetti sul territorio. «È una figura che sentiamo profondamente vicina – ha dichiarato la presidente Désirée Bonacina – per il suo essere uomo di fede e di giustizia. Valori che ritroviamo ogni giorno nel nostro impegno accanto alle persone più fragili».

La cerimonia, organizzata in sinergia con Caritas Ambrosiana, Libera, il Comune di Galbiate, la Fondazione Comunitaria del Lecchese e altre realtà del territorio, ha visto la partecipazione di numerose autorità e cittadini. Tra gli interventi, quelli di Maria Grazia Nasazzi (Fondazione Comunitaria), Lorenzo Frigerio e Alberto Bonacina (Libera), il Viceprefetto Paola Cavalcanti, il sindaco Piergiovanni Montanelli e Salvatore Insenga, cugino del magistrato, che ha portato una toccante testimonianza personale.

«A Rosario piaceva stare vicino ai suoi genitori anziani – ha raccontato Insenga – e questa struttura, che accoglie anziani e giovani in un dialogo continuo, gli sarebbe piaciuta. È bello che il suo nome sia ora legato a un luogo che custodisce memoria e semina speranza».

Il momento ha assunto una valenza ancora più forte grazie alla presenza dei ragazzi delle scuole, coinvolti insieme agli ospiti del centro in un momento di riflessione condivisa. «Gli anziani rappresentano le nostre radici – ha sottolineato la coordinatrice Sabrina Elia – ma ai giovani spetta il compito di rendere vive queste radici nel presente, abbracciando la legalità come stile di vita».

Al termine della cerimonia, un momento conviviale ha riunito istituzioni, operatori, volontari e cittadini, sottolineando ancora una volta il ruolo del Centro Le Querce di Mamre come presidio aperto, inclusivo e generativo di comunità. Tra le attività più significative del centro spicca il progetto MeMo – Memorie in Movimento, che promuove percorsi di educazione alla legalità nelle scuole attraverso il racconto della storia del bene confiscato e il dialogo tra generazioni.

In un tempo segnato da sfide complesse e da una crescente richiesta di senso e giustizia, Galbiate ha scritto una pagina importante: non solo “fare memoria”, ma “fare ricordo”, come ha sottolineato Insenga, «cioè riportare al cuore ciò che Livatino ha rappresentato, per trasformarlo in azione quotidiana». Un impegno che oggi vive tra le mura del centro e che guarda con speranza alle nuove generazioni.

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