
Cronaca / Circondario
Lunedì 06 Ottobre 2025
L’abbazia di San Pietro al Monte non sarà patrimonio Unesco
La fondazione comunitaria del Lecchese aveva promosso la candidatura dal 2016. Riserve sulla datazione del sito hanno portato alla decisione.
Lecco
Salvo miracoli, l’abbazia di San Pietro al Monte a Civate non sarà dichiarata patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Negli scorsi giorni la fondazione comunitaria del lecchese, promotore della candidatura dal 2016, ha ricevuto dal Ministero della cultura la comunicazione con l’esito negativo.
Va ricordato che San Pietro al Monte era stato candidato non come sito a sé stante ma all’interno di un percorso denominato «Il paesaggio culturale degli insediamenti benedettini dell’Italia medievale», che coinvolge otto monasteri distribuiti in sei regioni. A sostegno del progetto si era mossa anche Regione Lombardia con un finanziamento di 35mila euro. Secondo quanto è dato sapere l’International Council on Monuments and Sites, un’organizzazione internazionale non governativa consulente di Unesco, avrebbe sollevato delle riserve rispetto alla data esatta a cui viene fatta risalire la costruzione del monastero civatese
. «Altri siti – spiega Maria Grazia Nasazzi, presidente di fondazione comunitaria del lecchese – sono stati ritenuti più vicini al tempo di San Benedetto. Questo ha provocato un taglio per San Pietro al Monte, la cui costruzione risale ad un periodo tra l’XI e il X secolo, ma non solo. Avevamo inviato ad Icomos degli approfondimenti tecnici che però non sono stati presi in considerazione». Il riferimento è per esempio allo studio della Soprintendenza archeologica della Lombardia in cui si fa risalire al VII secolo la costruzione della chiesa alto medioevale, posta sotto la basilica. La datazione al carbonio 14 dei resti umani di un monaco trovati negli anni scorsi li faceva risalire ad un periodo tra il VI e l’VIII secolo.
«Basterebbe rifarsi a queste evidenze oggettive per chiarire la questione della datazione – osserva il sindaco di Civate Angelo Isella – Al di là di questo prendiamo atto della comunicazione del Ministero. C’è dispiacere ma questo non toglie nulla al valore storico, artistico e culturale di un’abbazia che, a differenza di premi e riconoscimenti, sarà lì ancora in tutta la sua bellezza tra 1200 anni. Credo che tutto il territorio dovrebbe rendersi di più conto di ciò che rappresenta San Pietro al Monte».
Già oggi ogni anno la basilica civatese è visitata da circa 100mila persone grazie soprattutto all’impegno dell’associazione amici di San Pietro. Sono i volontari del sodalizio nato nel 1975 a tenere aperto il complesso monumentale e ad organizzare le visite guidate.
«Non considero del tutto chiusa la partita, anche se la speranza ora è molto debole – conclude Nasazzi – Nei prossimi giorni intendiamo interloquire con il Ministero per chiarire la questione sottolineando comunque che noi non siamo d’accordo con le valutazioni effettuate da Icomos e condivise da Roma». Tra i siti ritenuti “ammissibili” alla candidatura dagli esperti parigini ci sarebbero i monasteri di Subiaco e Monte Cassino, nonostante quest’ultimo sia stato quasi del tutto ricostruito negli anni Cinquanta dopo i bombardamenti subiti nella Seconda guerra mondiale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA