
Cronaca / Circondario
Giovedì 07 Agosto 2025
Olginate, l’ultimo saluto a Carlo Ravasio: «Ha fatto della sua vita un cammino verso l’alto»
I funerali del pensionato olginatese, esperto del Gefo, morto in montagna. Don Mellera: «Preghiamo che ancora una volta ci accompagni e ci faccia da guida»
Olginate
«Carlo aveva fatto della sua vita un cammino verso l’alto, per questo preghiamo che ancora una volta ci accompagni e ci faccia da guida. E insieme preghiamo Dio, certi che lo ha già accolto nel rifugio del regno dei cieli»
Don Andrea Mellera, coadiutore dell’unità pastorale di Olginate, Garlate e Pescate, ha officiato giovedì mattina la liturgia per il funerale di Carlo Ravasio, detto Carluccio. Il pensionato olginatese, storico socio del Gefo (Gruppo escursionisti falchi olginatesi), che ha perso la vita martedì mattina in seguito a una caduta avvenuta sul Pizzo Coca, nella zona del valico della Bocchetta, lungo il percorso che porta alla vetta più alta delle Alpi Orobie, è stato ricordato da molti nella chiesa parrocchiale di Sant’Agnese per l’ultimo saluto e per far sentire alla moglie Giulia Sala, ai fratelli, al cognato Claudio con Mariapiera e ai nipoti, affetto e vicinanza.
«Non è mai facile dire qualcosa in occasione della morte di una persona cara. Non è facile andare oltre ciò che appare banale, scontato, addirittura fastidioso – ha esordito il sacerdote nell’omelia – Ed è così anche oggi, che ci troviamo di fronte alla morte improvvisa e inaspettata del nostro Carlo. Era un camminatore esperto, prudente e di sicuro non se l’è cercata. Era uscito di casa con il pensiero e il desiderio di fare ritorno, ma non è andata così».
Don Andrea ha scelto come lettura l’episodio della morte di Lazzaro perché il dolore raccontato nel Vangelo è lo stesso di oggi.
«Perché? Lo hanno chiesto anche Marta e Maria a Gesù ed è la stessa domanda del nostro cuore di fronte alla morte, la domanda che mi ha posto Giulia, quando sono andato a trovarla. Mi ha sempre stupito e colpito, in questa lettura, che anche Gesù non abbia dato una risposta o, meglio, non abbia dato il motivo o il senso che tutti si aspettavano. Anzi, ci provoca e ci coinvolge. Gesù ha detto che occorre credere in una vita che non finisce e che attende tutti».
Ricordando Carlo Ravasio ha aggiunto: «Amava andare in alto. Credo che sia la giusta metafora della vita, la capacità di cambiare punto di vista, di non sentirsi legati verso il basso, ma la continua ricerca di un senso, di un valore. Per questo chiediamo a Carlo di continuare a farci da guida».
Al termine della funzione, Diego Redaelli, presidente del Gefo e amico di Ravasio, ha voluto leggere un ricordo: «La mia mente si è rifiutata di credere a quello che è successo e mi fa strano parlare di te al passato. Con te era sempre un’avventura, non ti pesava stare un passo indietro, ci aiutavi e ci davi fiducia. È grande il vuoto che lasci alla tua cara Giulia e a tutti noi, ma è grande anche il ricordo del tuo sorriso».
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