Olginate in lutto per Carlo Ravasio,
storico escursionista del Gefo

L’uomo, 75 anni, è morto in Valbondione a seguito di una caduta sul Pizzo Coca. Era un membro storico del gruppo escursionistico locale, molto conosciuto e amato

Olginate

«In montagna ci andava sempre, anche più volte a settimana, e il sabato lo dedicava alla Gefo o a me, per andare insieme o con la nostra associazione. Era uno di quelli che camminava forte, ma non lo faceva mai pesare. Con lui, la salita sembrava sempre meno faticosa. E ora la montagna se l’è preso». Diego Redaelli, presidente del Gefo, il Gruppo escursionisti falchi olginatesi, ricorda così, l’amico Carlo Ravasio, 75 anni, detto Carluccio, storico socio dell’associazione. Nella tarda mattinata di oggi, Ravasio è morto in Valbondione (Bergamo), in seguito a una caduta sul Pizzo Coca nella zona del valico della Bocchetta, lungo il percorso che porta alla vetta più alta delle Alpi Orobie.

La notizia della tragedia è arrivata in mattinata con la violenza di una valanga. Da quando i Carabinieri hanno dovuto informare la moglie Giulia Sala, conosciutissima pure lei a Olginate, in quanto figlia di uno degli ultimi pescatori professionisti del paese è stato impossibile fermare l’onda di commozione e di incredulità che ha investito la comunità olginatese e di chi ama la montagna.

Carlo Ravasio sapeva andare in montagna. Conosceva le vette di tutto il circondario, anche quelle più difficili da raggiungere. Ma ieri è stato vittima di una caduta, mentre si trovava sul Pizzo Conca insieme a una grande comitiva di lecchesi partita insieme a lui.

La tragedia è avvenuta prima delle 11, quando gli amici di Carlo Ravasio hanno chiamato i soccorsi dicendo di averlo visto cadere in un canalone. È stato così attivato l’elisoccorso della Centrale Areu di Brescia che, sorvolando la zona, ha individuato e recuperato il corpo senza vita dell’uomo a 50 metri dal sentiero. I carabinieri della compagnia di Clusone sono al lavoro per ricostruire nei dettagli l’accaduto, mentre alla Procura è già arrivato il nullaosta per la restituzione della salma ai familiari.

Diego Redaelli, cerca nei ricordi la forza di vincere l’emozione e ricordare l’amico. «Era uno dei soci storici della Gefo – racconta – e in occasione dell’ultimo anniversario del sodalizio, alla presenza del sindaco Marco Passoni lo abbiamo premiato proprio per il suo impegno nel gruppo». E nel gruppo Ravasio e Redaelli sono diventati grandi amici: «Andavamo in giro assieme in montagna tutte le settimane. Durante i giorni festivi ci andava da solo o con gente che cammina forte come lui, il sabato o la domenica li dedicava alla Gefo o a me. Avevamo in programma per questo weekend di raggiungere il Combolo e ci saremmo dovuti aggiornare per capire le previsioni meteo. Ma lui non c’è più». Come detto Ravasio sapeva andare in montagna. Aveva esperienza da vendere e sapeva sempre quello che faceva. Sul Grignone solo per dire, ci andava venti volte a stagione. Non riesco a spiegarmi questa tragedia. Non si stancava mai, ma non lo mostrava, stava allineato insieme a tutti gli altri. Con lui noi ci sentivamo più sicuri e la fatica appariva leggera. Era poi una persona piacevole sempre, disponibile e mai arrabbiato». Amava poi scattare foto. «Passava sempre da me per chiedermi di scaricargli le foto che scattava. Io le caricavo su una chiavetta cosi che lui potesse inserirla nella televisione e mostrare alla moglie Giulia le immagini dei suoi giri. Scattava anche per la Gefo, tenendo traccia di tutte le nostre salite».

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