
Chiedono ticket per le visite, ma è una truffa: casi anche nel lecchese
Molti cittadini hanno ricevuto email ingannevoli relative a presunti mancati pagamenti di prestazioni mediche. Si invita a non cliccare sui link e a segnalare alla Polizia Postale.
Mandello del Lario
Attenti alla nuova truffa. Numerosi mandellesi e abbadiesi in questi giorni sono stati coinvolti in una campagna di phishing indirizzata a caselle di posta elettronica, dove si richiede il presunto mancato pagamento di prestazioni sanitarie.
Il messaggio, inviato da una sedicente società di recupero crediti, ha come oggetto la dicitura: «Richiesta di saldo debito», e riporta un elenco di prestazioni sanitarie e ricette mediche che risultano effettivamente emesse dai medici curanti a beneficio dei propri pazienti. Questo dettaglio conferisce alla comunicazione un’apparenza di veridicità particolarmente insidiosa.
All’interno del messaggio si invita il destinatario a regolarizzare la propria posizione fiscale, effettuando un versamento — mediamente pari a 40 euro — su un conto corrente estero, identificato da un Iban spagnolo.
«Condito abilmente da ottimi metodi per metterti ansia, l’inganno è sempre pronto a migliorarsi e diventare sempre più perfido. Lo scorso aprile era arrivato il messaggio fraudolento era “ti spetta un rimborso di 234 euro dal Servizio sanitario nazionale”. Oggi il messaggio è diventato “non hai pagato”, impossibile per ora individuare la falla attraverso la quale sono state rubate queste informazioni» spiega l’assessore ai Servizi sociali Guido Zucchi. «Invito tutti a fare tanta attenzione, e a non rispondere alla mail, non cliccare su link o allegati, non fornire dati personali o bancari, e invito anche a segnalare l’episodio alla Polizia postale e a cancellare immediatamente il messaggio o comunque a non riaprirlo».
Truffe che colpiscono tutti, sia dall’anziano al giovane, visto che la mail ha le caratteristiche per apparire vera in quanto accanto al nome del paziente c’è quello del proprio medico.
Una nuova strategia che va ad unirsi a quelle già recentemente messe in atto: è lungo l’elenco dei tentativi di truffa sui telefoni fissi, sempre più in uso solo agli anziani, con richieste di denaro per un familiare, figlio o nipote, coinvolto in un incidente che necessita di soldi per evitare il ritiro della patente o, ancor peggio, di finire in prigione.
E c’è pure chi ci casca, poi fa finta di nulla, perché oltre all’essere stato derubato di soldi, ma anche di oggetti preziosi che spesso sono dei cari ricordi, subentra la vergogna.
Ed attenzione, per evitare che l’anziano contatti i familiari, i truffatori chiedono il numero di cellulare così da fare una seconda chiamata per tenerlo occupato.
Ci sono poi i finti carabinieri che contattano le persone invitandole ad andare in caserma, così da lasciare libera l’abitazione e permettere ai complici di entrare e rubare, ma anche finti agenti delle forze dell’ordine che cercano di entrare nelle case con la scusa di un documento da consegnare e mentre uno tiene occupati gli interessati con storie di multe, di accertamenti, l’altro svuota cassetti e armadi, portando via soldi e preziosi.
La refurtiva più ambita restano infatti contanti e oggetti d’oro facili da smerciare, oppure telefonini, ma solo se moderni così da piazzarli velocemente sul mercato. P. San.
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