
Colico verso la Provincia di Sondrio? Il vicesindaco Ielardi: «Scelta strategica per il futuro»
Davide Ielardi, vicesindaco di Colico, si schiera apertamente a favore del passaggio del comune dall’attuale Provincia di Lecco a quella di Sondrio. «Una scelta epocale», afferma, sottolineando i benefici strategici ed economici della possibile transizione. Il confronto tra istituzioni e comitati resta aperto
«Colico in provincia di Sondrio? Assolutamente sì». Davide Ielardi, vice sindaco di Colico, al suo secondo mandato al fianco del sindaco Monica Gilardi, non ha dubbi: il comune dell’Alto Lago deve affrontare il cambio di provincia e sottolinea: «Si tratta di una scelta epocale, strategica per lo sviluppo futuro del nostro paese».
Ielardi è il primo componente della Giunta Gilardi a schierarsi apertamente in favore del cambio di provincia. Dopo settimane di discussioni pubbliche, come è giunto a questa decisione? «Innanzitutto, va chiarito che la questione del cambio di provincia non è una novità. Se ne parla, almeno, dal 2014/2015, ma nessuno ha mai promosso iniziative concrete perché l’ipotesi potesse divenire realtà. Oggi, bisogna ringraziare i due comitati per aver aperto un confronto reale, che permette ai cittadini di farsi un’opinione. Cosa che non venne fatta quando Colico passò da Como a Lecco. Proprio grazie a questo confronto, dopo aver audito le proposte di entrambi i comitati in Consiglio comunale, quindi, avendo confrontato e valutato le due proposte, personalmente ritengo che restare in provincia di Lecco non sia da giovamento per lo sviluppo futuro del nostro paese. Il passaggio a Sondrio, invece, poterebbe moltissimi benefici, che è bene analizzare».
Maggiore sviluppo turistico, più trasferimenti al Comune e, di riflesso, vantaggi economici per i cittadini, sono fra gli aspetti positivi evidenziati dai sostenitori del passaggio a Sondrio. Ma per il vice sindaco sarebbe un errore limitare la questione a questi aspetti. «A oggi Colico ha già numeri importanti per quanto riguarda il turismo e ha dimostrato di essere un comune virtuoso, capace di realizzare opere pubbliche importanti. Sulla base di ciò, il passaggio a Sondrio rappresenterebbe una mossa strategica e, per comprenderne l’importanza, è necessario fare una riflessione sulla collocazione geografica del paese: Colico è una terra di confine, sita nell’estremità a nord della Provincia di Lecco e, nonostante sia il decimo comune lecchese per numero di cittadini, la collocazione geografica non permette a Colico di avere la necessaria importanza strategica. Siamo “quelli in cima al lago” o la “periferia”, una sorta di entità lontana rispetto all’attuale capoluogo. Passando a Sondrio, non solo sarebbe il quarto Comune della Provincia, ma avrebbe certamente maggior considerazione in quanto rappresenterebbe lo sbocco di Sondrio sul Lago di Como, oltre a permettere alla provincia un incremento demografico del 5%. Colico non sarebbe più il muro posteriore della Provincia di Lecco, ma la porta di ingresso della Provincia di Sondrio, con tutti i benefici che conseguono».
Solo una questione di immagine, quindi? «Assolutamente no. In gioco c’è anche lo sviluppo futuro della nostra economia, dei servizi per i cittadini e del presidio territoriale. Se guardiamo una mappa del territorio e tracciamo un cerchio attorno a Colico, in un raggio di venti chilometri, in provincia di Lecco, si arriva a Lierna o a Introbio: due paesi che poco hanno in comune con noi. Verso la Provincia di Sondrio, invece, si toccano i mandamenti di Chiavenna e Morbegno, con aree industriali simili alla nostra che, se Colico passasse a Sondrio, sarebbero riunite in un’unica provincia, con innegabili vantaggi e possibilità di creare importanti sinergie. Se si torna a riflettere sulla collocazione geografica di Colico, inoltre, risulta evidente come il nostro Comune rappresenti il naturale collegamento fra i due mandamenti. Passando in Provincia di Sondrio, Colico diverrebbe il cuore strategico della Bassa Valtellina e della Valchiavenna».
Fra le motivazioni addotte da chi vorrebbe rimanere sotto l’ala di Villa Locatelli, spicca la possibilità per la popolazione colichese di perdere senso di appartenenza e la propria identità. «Penso non sia un vero problema: il senso di appartenenza alla provincia di Lecco c’è, ma è davvero così radicato? In fondo Colico è lecchese da trent’anni... Diverso il discorso dell’identità, ma in quel caso il cambio di provincia non avrebbe ripercussioni: io mi sento colichese e laghée sia che il mio comune si trovi in provincia di Lecco – o Como – che in provincia di Sondrio. E non considero un problema nemmeno la questione dei servizi, primo fra tutti quelli legati alla salute e alla formazione: quale che sia la provincia di appartenenza, i cittadini possono e potranno scegliere in che ospedale farsi curare o in che istituto far studiare i propri figli. Il tutto senza dimenticare le difficoltà di collegamento con Lecco, dovute a una situazione viabilistica sempre più critica. Davvero vedo pochi ostacoli al cambio di provincia, a fronte di moltissimi vantaggi, anche minimi quali possono essere gli ski pass gratuiti per i ragazzi, le rette per le Rsa ben inferiori per gli anziani, i tempi ridotti per l’ottenimento del passaporto. Ma sono solo esempi».
Al di là delle opinioni dei singoli, nelle ultime settimane la spaccatura maggiore è stata causata dalla questione referendum. Si farà o l’idea è stata definitivamente accantonata? «Allo stato attuale delle cose quella del referendum non è una via percorribile. Appena saputo della proposta del comitato a favore del cambio di provincia, abbiamo chiesto al segretario comunale se il referendum sarebbe stata una soluzione ottimale. Ma il parere del segretario De Amicis, ben argomentato e motivato, è stato negativo, ribadendo che il Comune non può indire un referendum su una questione che non è di sua esclusiva competenza. A quel punto è stato chiesto un parere all’Avvocatura di Regione Lombardia, che ha risposto spiegando che il quesito è di competenza statale. Ora siamo in attesa della risposta del Ministero dell’Interno al quale ci siamo rivolti per avere chiarimenti».
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