
«Non ha abusato di me»: giovane ritratta
le accuse in aula, pena ridotta
per un 70enne lecchese
Per comprende la tortuosità della vicenda giudiziaria bisogna ritornare al 2017, quando il ragazzo era ancora minorenne: l’epoca a cui risalgono i fatti contestati
Lecco
La svolta arriva in aula di tribunale, nel 2022: «Ho esagerato con le accuse, mi sono inventato tutto, o quasi». Davanti al giudice di Monza, nelle vesti di testimone c’è un ragazzo brianzolo, classe 2000. Lo stesso giovane che aveva fatto condannare a 4 anni un un uomo oggi 72enne che anni fa era solito incontrare un pub di Nibionno, per le gravissime accuse di violenza sessuale e prostituzione minorile. Ma dopo quella parziale ritrattazione delle accuse, resa in un separato procedimento monzese, ora la sua condanna si è notevolmente ridotta, con una nuova sentenza del tribunale di Lecco a un anno e mezzo, contro la quale il legale della difesa, l’avvocato Paolo Confalonieri, promette peraltro nuova imminente battaglia in Corte d’Appello.
Per comprende la tortuosità della vicenda giudiziaria bisogna ritornare al 2017, quando il ragazzo era ancora minorenne: l’epoca a cui risalgono i fatti contestati. Un episodio di presunta violenza risalente a settembre di nove anni fa, quando il ragazzo sarebbe stato costretto a subire atti sessuali contro la sua volontà e un altro analogo, nel quale avrebbe offerto anche denaro, durante un tragitto in automobile di ritorno da Varenna. Tra il minore e l’adulto c’era una frequentazione certamente equivoca. Dopo la denuncia del giovane, il 72enne è stato condannato in primo grado a quattro anni dal tribunale di Milano (l’inchiesta era stata condotta dalla procura distrettuale competente per il reato di prostituzione minorile). Una sentenza che, per la gravità del reato, non gli avrebbe evitato il carcere. In secondo grado l’avvocato Confalonieri ha fatto valere l’incompetenza territoriale (il dibattimento, a differenza dell’udienza preliminare, avrebbe dovuto celebrarsi a Lecco) ed è riuscito a far spostare il processo nella sede corretta.
Nel frattempo, però, avviene la svolta. Lo stesso giovane, in un altro procedimento davanti ai giudici di Monza, compare come parte offesa in una vicenda di estorsione. Nel corso di quella istruttoria, incidentalmente finisce a parlare dei fatti di Nibionno e Varenna, ammettendo di aver «esagerato con la denuncia». A quel punto il tribunale monzese interrompe la sua audizione (in quanto si stava autoaccusando di calunnia). L’avvocato Confalonieri, forte di quelle dichiarazioni inserite agli atti monzesi, le utilizza nel processo lecchese (collegio presieduto da Bianca Maria Bianchi) e ottiene nel 2025 un’assoluzione su due terzi del capo di imputazione, un consistente sconto della pena, ed evita il carcere al suo assistito. Il prossimo round, ora, si giocherà nel processo di appello bis.
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