
(Foto di Michele Pusterla)
Dopo la notizia dell’omicidio, parlano i connazionali del 37enne Ioan Florean, conosciuto da tutti come Gyhoni. Ucciso, al culmine di un litigio, all’interno del magazzino deposito per la sua attività
Colico
«Erano circa le 18 di mercoledì quando il maresciallo dei Carabinieri ci ha informati di quanto era successo. In tanti credono che Ioan, per tutti gli amici soprannominato Gyhoni, fosse mio fratello. Invece non è assolutamente così. Siamo amici dall’infanzia, da quando tutti vivevamo in Romania. Lui è nato il 17 febbraio del 1987. Non si è mai sposato e, quando è venuto in Italia per lavorare, ha vissuto a lungo in provincia di Monza e Brianza. Tre mesi fa a Villasanta è venuto a mancare il suo papà. Ora, dopo l’autopsia disposta dalla Procura di Lecco, verrà seppellito nel cimitero del paese brianzolo. Lì c’è la tomba del suo adorato padre...»
A parlare è l’amica d’infanzia che, con il marito e i tre giovanissimi figli, ha a lungo ospitato l’uomo brutalmente ammazzato nel piccolo magazzino dove c’era la sua attività. «Le chiedo gentilmente di non pubblicare il mio nome – dice la giovane donna che fatica a trattenere le lacrime, come del resto il consorte – ho paura per i miei familiari. Non vorrei che l’assassino possa fare del male anche a loro. Tante volte al giorno chiamava in provincia di Monza per salutare i suoi parenti. Nel paese qui, in Valtellina, dove io e la mia famiglia stiamo vivendo, con mio marito impegnato nel settore edile, è stato in passato pure lui per circa dodici anni. Ora da circa tre anni, pur risultando residente in provincia di Sondrio, stava nel piccolo alloggio che si era ricavato all’interno dell’ex falegnameria dove è stato trovato senza vita. Faceva tutto lì: lavorava e poi dormiva. A mangiare andava spesso dai fratelli a Villasanta, o da solo in qualche locale della zona di Colico. Molto più raramente tornava da noi per un pranzo in nostra compagnia. Ma per lui la porta è sempre stata aperta e comunicavamo sempre tra noi adulti. Voleva bene anche ai nostri ragazzi. E non riusciamo a spiegarci chi possa avergli voluto così male da ammazzarlo. Spero che la giustizia faccia in fretta il suo corso e l’assassino venga catturato, grazie anche ai numerosi filmati esistenti, pure in virtù delle telecamere posizionate sulla superstrada 36 del lago di Como, nel caso sia fuggito verso Lecco».
Il figlio più piccolo della coppia, che ha accettato di parlarci del connazionale amico e ucciso quasi sicuramente nel pomeriggio di mercoledì, ci spiega come avveniva il commercio dello «zio Ioan»: «Lui vendeva materiale elettrico attraverso la piattaforma eBay. Ci sapeva davvero fare. Aveva tanti affezionati clienti».
La signora ottantenne che abita nella villa accanto al fabbricato (non certamente coinvolta nel grave fatto di sangue), attorno al quale ora ci sono i nastri bianco-rossi che indicano il sequestro disposto dai magistrati della Procura lecchese, tramite il nipote che nel tardo pomeriggio di ieri è arrivato a farle compagnia e a proteggerla dal clamore mediatico suscitato dalla tragica notizia, afferma senza tentennamenti: «Una gran brava persona, non ha mai creato alcun problema. Puntualissimo nel pagamento dell’affitto del magazzino. Non bisognava mai chiedergli i soldi. Siamo senza parole per quanto è avvenuto. Non meritava questa fine».
© RIPRODUZIONE RISERVATA