Omicidio di Colico: si segue la pista della merce rubata
Indagini in corso sui “traffici” dell’elettricista freddato nel capannone
Colico
Il cellulare e il computer della vittima hanno “parlato”. Le indagini sull’omicidio di Ioan Florea, 38 anni, originario della Romania, elettricista e commerciante di materiale elettrico (che vendeva in prevalenza su piattaforme online), assassinato con un colpo di pistola di piccolo calibro alla testa, lo scorso 24 settembre, all’interno del capannone alla periferia di Colico, nel quale aveva da qualche tempo la sua attività in proprio, non sono ancora giunte alla tanto attesa svolta con l’individuazione e l’arresto dell’omicida, ma - coordinate dalla Procura di Lecco, guidata da Ezio Domenico Basso - proseguono serrate nel massimo riserbo.
I carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Lecco, in questi mesi, si sono concentrati innanzitutto sul possibile movente, per poi risalire all’assassino che, nel tardo pomeriggio di quel giorno di fine settembre, riuscì a incontrare la vittima addirittura all’interno del capannone dove Florea aveva la propria attività e aveva pure ricavato un piccolo spazio adibito ad alloggio, pur continuando a risultare residente a Delebio, in Valtellina. Nel paese all’imbocco della provincia di Sondrio, del resto, per un po’ di tempo aveva trovato ospitalità da una famiglia di connazionali.
Gli investigatori hanno messo ai raggi x il telefonino e gli altri apparati elettronici in uso all’ucciso per trovare tracce importanti, ad esempio gli ultimi contatti avuti dal romeno ammazzato da una persona di cui, evidentemente, si fidava al punto di accoglierla nel capannone. Ma si è trattato, con ogni probabilità, di un vero e proprio passo falso che gli è costato la vita. Quale il movente e l’ambiente nel quale è maturata l’uccisione ? L’omicidio non sarebbe riconducibile al racket della prostituzione, nemmeno a quello legato ai trafficanti del rame e neppure a quello connesso a un’ipotetica organizzazione criminale specializzata nei prestiti a strozzo concessi, in prevalenza, agli stranieri.
La tragica e violenta fine di Florea andrebbe ricercata altrove. Il campo emerso sarebbe quello che affonda le radici nel mancato pagamento di partite di merci ricevute per essere piazzate sul mercato nero, in quanto si tratterebbe di prodotti di provenienza illegale, probabilmente frutto di assalti a Tir lungo le autostrade, durante le ore notturne, quando i conducenti si concedono le soste per riposare nei lunghi viaggi. Insomma, grossi camion carichi di costosi elettrodomestici, cartoni con telefonini di ultima generazione, moderni computer o altro materiale elettronico consegnato poi, dopo che i mezzi pesanti sono stati svaligiati, a ricettatori che si occupano di piazzare il bottino venduto sottocosto. Ma poi, almeno una parte del ricavato, doveva essere restituito a chi lo consegnava per lo smercio low cost sui mercati fuorilegge. E non si può sgarrare a lungo con chi tira le fila di queste attività illegali. Si può certamente chiedere una dilazione nel saldo dei pagamenti, ma poi non si può tirare troppo la corda, dando la netta sensazione che non c’è la volontà di rispettare gli accordi. Il capo, magari un tuo connazionale, sentendosi preso in giro decide di farti la pelle, consapevole del fatto che intanto quei soldi non li prenderà mai più. E’ la pista che porterà, finalmente, all’arresto del killer, magari con un mandato di cattura internazionale ?
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