Cronaca / Lecco città
Venerdì 31 Ottobre 2025
A Lecco un confronto sulla giustizia riparativa: il carcere come rinascita
A Palazzo delle Paure, un incontro dedicato alla possibilità di reinserimento sociale per chi ha vissuto l’esperienza del carcere. Protagonista la giornalista Luisa Bove, insieme a esperti e operatori del settore per riflettere su un tema complesso quanto attuale
Lecco
Un incontro per discutere e approfondire i temi della giustizia riparativa, volta a favorire il reinserimento nella società di chi ha commesso reati e vissuto l’esperienza del carcere. Di questo e molto altro si è parlato giovedì 30 ottobre a Palazzo delle Paure, durante un incontro pubblico che è stato anche l’occasione per presentare il nuovo libro di Luisa Bove, intitolato Respiro. Il carcere oggi tra condanna e riscatto.
La serata si è aperta con la proiezione di un breve filmato che ha introdotto il concetto di giustizia riparativa: un approccio che non punta a punire, ma a riabilitare le persone attraverso il dialogo tra rei, vittime e cittadini comuni.
L’iniziativa, promossa da «L’Innominato – Tavolo lecchese per la giustizia riparativa» e mediata da Luigi Farina, ha visto diversi interventi. La scrittrice e giornalista Luisa Bove ha spiegato il significato del titolo del suo libro: «Il respiro è qualcosa di fondamentale in questo ambito: il reo, metaforicamente, lo perde nel momento in cui è oppresso tra le mura del carcere e lo riacquista quando riprende a vivere al di fuori. Nel mio libro ho raccontato storie vere, ma anche approfondito i diversi tipi di giustizia e realizzato interviste per comprendere cos’è il carcere e come lo si affronta».
Ha preso poi la parola Luigi Pagano, ex direttore di istituti penitenziari e attuale garante dei diritti delle persone private della libertà di Milano. Pagano si è soffermato sul tema della rieducazione e sul grave problema dei suicidi: «Lo scopo del carcere è rieducare, ma spesso è davvero complicato riuscirci. Una delle problematiche più gravi è quella del suicidio, non solo tra i detenuti ma anche tra gli agenti penitenziari. In tutta onestà, al momento è impossibile porvi un rimedio rapido ed efficace».
La direttrice della Casa circondariale di Lecco, Luisa Mattina, ha ribadito l’importanza del carcere come luogo di rieducazione e non di punizione, sottolineando come «oggi la pena non debba limitarsi a castigare chi ha commesso un crimine, ma favorire un cambiamento positivo». Ha ricordato inoltre come l’istituto lecchese stia lavorando molto in questa direzione.
È poi intervenuta Luisa Trimarchi, direttrice dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Como, Lecco e Sondrio, che ha spiegato nel dettaglio il valore della giustizia di comunità, basata su incontri tra rei, vittime e cittadini imparziali: «I tassi di recidiva dei partecipanti sono molto inferiori rispetto a chi non ha mai preso parte a questi percorsi».
A chiudere la serata, gli interventi di Bruna Dighera, dell’associazione «L’Innominato», che ha posto l’accento sulle vittime e sul valore terapeutico di questi incontri anche per loro, e di Franco Lozza, un cittadino che ha partecipato a un percorso di giustizia riparativa, il quale ha raccontato «il ruolo fondamentale di una terza persona che funga da ponte per creare dialogo e connessione tra reo e vittima».
La serata è stata, come ha ricordato Mattina, «un’importante occasione per affrontare una tematica spesso trascurata, quella di un mondo quasi a parte, che sembra non esistere ma che invece è un pezzo molto rilevante della nostra società».
© RIPRODUZIONE RISERVATA