
Cronaca / Lecco città
Martedì 21 Ottobre 2025
Caso Jennifer Alcani, i familiari chiedono l’appello: «Pena troppo lieve per Fusi»
Una corposa memoria scritta per chiedere alla Procura di impugnare la sentenza di primo grado che aveva stabilito la pena di 3 anni per Massimo Fusi, responsabile della morte della giovane
Lecco
Una corposa memoria scritta per chiedere alla Procura di impugnare la sentenza di primo grado che aveva stabilito la pena di 3 anni per Massimo Fusi, responsabile della morte della piccola Jennifer Alcani.
L’avvocato Marcello Perillo, che assiste i familiari della tredicenne, lo aveva annunciato dopo il verdetto e ha mantenuto fede al suo proposito, sollecitando l’appello del pm con un lungo atto scritto e motivato, inoltrato e depositato all’ufficio della magistratura inquirente.
La sentenza era stata pronunciata lo scorso 10 settembre, dopo una breve camera di consiglio, ed era stata accolta con evidente sfavore tra i familiari di Jennifer. Tre anni di reclusione, appunto, al 23enne lecchese Fusi (oggi agli arresti domiciliari), il ragazzo alla guida della Bmw Serie 1 sulla quale, all’alba del 10 gennaio scorso ad Abbadia Lariana, lungo la provinciale 72, ebbe un incidente in cui perse la vita la ragazzina di soli 13 anni.
Per lui, il pubblico ministero Chiara Di Francesco aveva formulato richiesta di condanna a tre anni e otto mesi, con la concessione delle attenuanti. Il giudice per l’udienza preliminare Gianluca Piantadosi, al termine del processo celebrato con rito abbreviato per il reato di omicidio stradale, aveva disposto nei confronti dell’imputato (presente in aula) la sospensione della patente per quattro anni.
Il tribunale aveva inoltre stabilito risarcimenti con provvisionali immediatamente esecutive: 15 mila euro per nonni, zii e cugini, e 50 mila euro per i genitori.
Fusi è il giovane che sfrecciava con la vettura a 150 all’ora, poco prima dello schianto contro un muro in cemento nei pressi dell’intersezione tra la 72 e la statale 36 ad Abbadia Lariana, come testimoniato da un video pubblicato all’epoca sui social network. A realizzare il filmato era stato l’amico presente con imputato e vittima in macchina, proprietario dell’auto ma privo di patente.
Delusione era stata espressa dall’avvocato Perillo già all’epoca dell’udienza, dopo la lettura del dispositivo:
«Non possiamo ritenerci soddisfatti – aveva dichiarato –. All’imputato sono state concesse le attenuanti generiche, nonostante non abbia mai chiesto scusa né mostrato segni di pentimento in relazione a quanto accaduto».
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