
Cronaca / Lecco città
Martedì 14 Ottobre 2025
Centrale del Caleotto, Acinque: «Zero rischi, sarà sicura e a basse emissioni»
Dopo le polemiche, i chiarimenti: «Non useremo metano se non serve, costa di più e non conviene». La nuova centrale, operativa tra due anni, garantirà che il 60% del calore provenga da recupero termico
Lecco
«Se non bastassero le motivazioni ambientali, c’è quella economica: non ci sogneremmo mai di usare metano quando non serve perché ci costa di più». È stato Giovanni Chighine, amministratore delegato di Acinque Energy Greenway, a guidare l’intervento della società dopo le feroci polemiche sulla centrale termica al servizio del teleriscaldamento che sorgerà tra due anni nell’area del Caleotto.
«A regime – ha spiegato Chighine in conferenza stampa – il 60% dell’energia termica sarà prodotto recuperando calore di scarto tanto nel termovalorizzatore di Valmadrera quanto al Caleotto. Questo tipo di recupero termico non dispone della flessibilità necessaria per gestire i picchi di utilizzo. Inoltre, trattandosi di un servizio pubblico, abbiamo il dovere di garantirlo anche in caso di problemi o manutenzioni. L’impianto di cogenerazione e le caldaie a metano non funzioneranno sempre e non funzioneranno mai a piena potenza».
Dai due camini della nuova centrale del Caleotto usciranno anidride carbonica, monossido di carbonio e ossido di azoto: le stesse sostanze che escono dalle caldaie di case e condomini. Ci sono però due differenze: le quantità saranno enormemente più basse rispetto alle emissioni prodotte oggi dalle caldaie domestiche, che saranno spente in caso di allaccio al teleriscaldamento; e le emissioni arriveranno non più da migliaia di caldaie ma da una sola caldaia industriale controllata in misura permanente.
«Il guadagno complessivo in termini di minori emissioni, su un arco di tempo di trentatré anni, è pari a circa 500mila nuovi alberi piantati – ha aggiunto Chighine –. Se non dovessimo rispettare i parametri sulle emissioni, Arpa ci farebbe fermare immediatamente l’impianto».
La conferenza dei servizi sul progetto per il nuovo impianto del Caleotto è partita nel gennaio 2024 e ha coinvolto diversi enti, inclusa Regione Lombardia, che ha stabilito che il progetto non dovesse essere sottoposto a valutazione di incidenza ambientale perché privo di impatti o rischi significativi.
«Più i camini sono alti, più si abbatte la concentrazione al suolo – ha aggiunto Fabio Fidanza, project manager di Acinque per il teleriscaldamento lecchese –. Nello studio di dispersione dei fumi, Arpa ci ha sottoposto a parametri ancora più stringenti di quelli previsti normalmente. Entro fine anno contiamo di ricevere l’autorizzazione della Provincia e avviare l’iter per la nuova centrale. Tra le prime operazioni ci sarà la posa di due serbatoi da 200 metri cubi ciascuno per immagazzinare il calore prodotto dal recupero del forno, in modo da gestire almeno in parte i picchi di utilizzo senza dover accendere le caldaie».
Come ricordato da Chighine, quelle stesse caldaie entro il 2032 saranno alimentate del tutto a biometano prodotto nell’impianto di compostaggio di Silea ad Annone. «C’è un assiduo controllo da parte di Silea su ciò che sta facendo Acinque e sul rispetto degli obiettivi di decarbonizzazione» ha concluso Francesca Rota, presidente di Silea.
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