Ciclabilità lecchese, tanti i nodi ancora da sciogliere

Il progetto di ciclabile che dovrebbe unire Lecco, Valmadrera, Malgrate e Galbiate è attualmente bloccato dalla Soprintendenza, mentre su tutto il territorio permangono criticità nei collegamenti già esistenti

Lecco

Il futuro della ciclabilità nel circondario lecchese è, almeno per il momento, avvolto nell’incertezza. L’ultima cattiva notizia in ordine di tempo riguarda il progetto per la ciclabile che dovrebbe collegare i Comuni di Lecco, Valmadrera, Malgrate e Galbiate.

«Al momento siamo fermi – osserva il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni –. La Soprintendenza ha ravvisato dei rilievi sul progetto preliminare che avevamo presentato e ha chiesto di approfondire alcuni aspetti non banali, relativi in particolare alle zone del porto vecchio a Malgrate e della Rocca a Valmadrera. A settembre fisseremo un incontro con la Soprintendenza e gli altri comuni per studiare possibili soluzioni».

Alla fine del 2021, le quattro amministrazioni avevano trovato un accordo con Lario Reti per finanziare lo sviluppo di un progetto da 75mila euro per un tracciato ciclabile in grado di collegare tutti i Comuni coinvolti. Il cuore di questo percorso dovrebbe essere la ciclopedonale lungo la strada della Rocca di Valmadrera, un tratto molto affascinante che permetterebbe di collegare in sicurezza il capoluogo ai percorsi che ruotano intorno ai laghi briantei.

Lo scorso anno il Comune di Valmadrera, sempre d’intesa con la Soprintendenza, era già intervenuto per allargare un tratto della strada al confine con Malgrate. Nonostante quest’accortezza, il progetto per la ciclabile intercomunale non ha ottenuto il necessario via libera ed è al momento in stand-by, complicando una situazione già non facile per gli amanti della bicicletta, qualunque sia la direttrice considerata.

Sull’asse nord-sud, per esempio, il cantiere per il futuro quarto ponte tra Lecco e Pescate ha imposto su entrambe le sponde pesanti modifiche ai percorsi ciclabili. La situazione più delicata è senza dubbio quella sul lato lecchese: la presenza di alcuni attraversamenti pedonali pericolosi lungo il tracciato provvisorio ostacola l’avvicinamento dei ciclisti alla zona tra il Bione e Rivabella, proprio dove la ciclabile è stata recentemente oggetto di un intervento di raddoppio, teso a separare i flussi di pedoni e ciclisti e rendere il transito più agevole.

A nord, invece, si attende con impazienza – visti anche i tanti incidenti sulla SS36 che coinvolgono ciclisti – la partenza del cantiere di Anas per la ciclopedonale tra Pradello e Abbadia, prevista a fine settembre.

C’è poi l’intricato problema dell’attraversamento dell’Adda ancora da risolvere. Non c’è alcuna certezza, ad oggi, su quale degli ormai quattro viadotti sarà in parte dedicato agli amanti della bicicletta. Il quarto ponte, in teoria, una ciclopedonale la prevede, ma da tempo il Comune di Lecco propone di rimuoverla per istituire la corsia di marcia in uscita dal capoluogo. Si è provato a immaginare l’inserimento di una ciclabile sul ponte Kennedy, ma ci si è resi conto che ciò avrebbe richiesto un allargamento di uno dei due marciapiedi tale da rendere necessaria la rinuncia a una delle tre corsie.

Rimarrebbe il ponte Azzone Visconti che, però, è da anni al centro di frequenti dibattiti tra i Comuni del circondario, che vorrebbero una sua riapertura in entrambi i sensi, e la giunta Gattinoni, che invece difende la scelta del senso unico alternato: al mattino in ingresso e alla sera in uscita, con accanto il percorso ciclopedonale.

Sta alla politica capire qual è il modo migliore per attraversare il fiume, passaggio indispensabile per poter sviluppare pienamente la ciclabilità nel circondario lecchese.

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