Da Lecco a Los Angeles: il racconto dell’artista Elisa Manzini

Dalla narrativa al cinema internazionale, la sceneggiatrice porta il lago di Lecco sul grande schermo con il cortometraggio Denti

Lecco

Da Lecco a Los Angeles, Elisa Manzini ha maturato esperienze che spaziano dalla narrativa alla scrittura per teatro, cinema e televisione. Ormai da diverso tempo residente negli Stati Uniti, il suo legame con Lecco non si è mai interrotto, come dimostra la scrittura del cortometraggio Denti, diretto da Frank Dell’Oro e girato proprio sul lago.

«Lecco rimane la mia città natale e l’Italia il mio Paese. Nel bene e nel male avranno sempre un’influenza nel mio lavoro, talvolta inconscia ma inevitabile» spiega Manzini. «Per anni ho provato a girare qualcosa a Lecco e ora ce l’ho fatta. Anche se la storia è universale e potrebbe essere ambientata ovunque, credo sia stata una buona mossa abbinare una storia dark e drammatica con il paesaggio lecchese, così bello e apprezzato da tutti. Questo contrasto credo sia stata una scelta interessante e girarlo nel Lecchese è stato bello perché ho lavorato con amici e conosciuto giovani che vogliono entrare nel mondo del cinema. Sono contenta che ci sia un po’ più di movimento rispetto a quando sono cresciuta io».

I personaggi principali delle storie di Elisa Manzini spesso sono donne che affrontano momenti difficili, ma trovano dentro di sé la forza per cambiare direzione: «Tutto il mio lavoro adesso è incentrato su protagoniste femminili che attraversano momenti psicologici difficili e ne escono vincitrici. Mi interessa raccontare storie di donne perché credo ci sia sempre più bisogno di progetti scritti, prodotti e girati da donne».

Protagoniste femminili che nascono da un processo creativo molto vario: «Spesso le idee nascono da un tema al quale sono legata, come il pilot per la tv sul suicidio assistito che ho appena scritto. Possono nascere anche da un fatto di cronaca o da un personaggio che mi interessa esplorare. Come capisco che quella storia può valere? Non penso mai che possa valere per altre persone perché avrei sempre dei dubbi. Per me vale quando ne divento un po’ ossessionata e la passione per un progetto mi convince a sedermi e scriverne. A volte ho delle idee e potenziali storie che però non sento importanti e allora le abbandono. Quando ci ripenso più volte allora capisco che ne vale la pena».

Dall’Italia agli Stati Uniti, le cose sono cambiate per chi vuole trovare il proprio spazio oltreoceano? «Purtroppo con il clima politico di adesso è molto difficile per chiunque provenga da un Paese estero entrare e lavorare negli USA e lo affermo con grande tristezza. Penso che debba essere il contrario, che il mondo si dovrebbe aprire e non chiudere. Al di là di questa premessa, nel mondo creativo c’è sempre spazio per storie che si possono definire diverse, perché credo che gli artisti hanno sempre la curiosità di conoscere storie diverse da loro».

Una storia diversa l’ha intrapresa anche Lecco, protagonista di grandi cambiamenti negli ultimi anni: «Mi piacerebbe vedere un futuro sempre più di inclusione e apertura» sottolinea Manzini. «Ovviamente non mi riferisco a tutti gli Stati Uniti ma ciò che ho trovato a Los Angeles è apertura per tutto e per tutti. Mi piacerebbe vedere Lecco sempre più aperta e inclusiva. Nel settore cinematografico vorrei vedere sempre più produzioni e persone del territorio coinvolte».

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