Cronaca / Lecco città
Mercoledì 26 Novembre 2025
Lecco, Comitato di Chiuso: «Tutelare il villaggio Fanfani»
Appello alla Soprintendenza per preservare le case costruite grazie alla legge Fanfani, minacciate dal futuro cantiere della Lecco-Bergamo.
Lecco
Sottoporre il “villaggio Fanfani” di Chiuso, frazione di Lecco, a tutela monumentale e paesaggistica così da impedire al futuro cantiere del tunnel tra Chiuso e Calolziocorte di comprometterne la sopravvivenza. È la richiesta che il Comitato di Chiuso ha inviato alla Soprintendenza lo scorso 14 novembre.
«Le nostre case – racconta Assunta Anghileri Brusadelli, membro del comitato – hanno rappresentato il primo nucleo abitativo costruito in Italia grazie alla legge del senatore Amintore Fanfani. È stato un insediamento pilota». L’intera storia è raccontata in un vecchio libro su Aler e le case popolari scritto dal giornalista lecchese Angelo Sala. Il cosiddetto “Piano Fanfani”, lanciato nel febbraio 1949, era un insieme di provvedimenti tesi ad agevolare la costruzione di case per i lavoratori nel dopoguerra.
Nel giugno 1949 le più importanti ditte di Lecco scelsero di anticipare i contributi che sarebbero maturati negli anni successivi grazie ai provvedimenti statali e diedero il via alla realizzazione dei nuovi edifici. «Fu un esempio di sussidiarietà – sottolinea Brusadelli –. L’Unione Industriali lecchesi, in seguito divenuta Confindustria, sfruttò i finanziamenti dello stato per dare una casa dignitosa ai lavoratori meno abbienti delle grandi aziende di Lecco, provenienti in gran parte dalle valli.
Negli anni Cinquanta furono realizzati tre distinti lotti di nuove abitazioni qui a Chiuso». Si trattava di case a riscatto, ovvero abitazioni che, a fronte del pagamento di un canone mensile, dopo un certo periodo di tempo diventavano proprietà degli operai. La fisionomia del rione, racconta chi ci vive, è chiaramente cambiata nel corso dei decenni: chi ha potuto ha ristrutturato o ha aggiunto il box.
Tuttavia, su 150 famiglie residenti nell’intero complesso, il 30% è costituito dai discendenti di chi è arrivato nel lecchese negli anni Cinquanta. La gran parte di quelle persone aveva trovato un impiego nell’ambito di un settore meccanico in forte crescita. Nel suo libro, Angelo Sala evidenzia come tra il 1927 e il 1961 l’industria meccanica lecchese era passata da 5 mila a 24 mila addetti, con un’incidenza sul totale dell’occupazione manifatturiera dell’epoca superiore al 40%.
«Queste case – evidenzia Luca Dossi, portavoce del comitato di Chiuso - sono state realizzate in un momento storico particolare, rappresentano un progetto pilota nell’applicazione di un’importante legge post – bellica e fanno parte della storia della città di Lecco. Chiediamo alla Soprintendenza se sia possibile svolgere delle valutazioni ambientali e storiche affinché vengano attuate tutte le tutele al mantenimento della zona e dei suoi abitanti». Per ora da Milano non è giunta ancora nessuna risposta mentre si attende per l’inizio del 2026 l’arrivo del progetto di fattibilità tecnico – economica per il tunnel tra Chiuso e Calolziocorte, primo lotto della cosiddetta “Lecco – Bergamo”. Il comitato ha calcolato che quasi metà del complesso, ovvero 70 famiglie su 150, vive in case poste direttamente sopra all’area dove sarà scavato il tunnel.
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