Lecco, dopo 13 imbattute arriva la caduta a Novara

Il Lecco resta secondo ma cade a Novara dopo tredici trasferte senza sconfitte. Stesso copione del ko col Brescia: zero tiri in porta e poca intensità

Lecco

Il Lecco resta saldamente secondo, anche dopo la sconfitta di Novara. Ma ha ridotto il margine sul Vicenza (ancora vittorioso nei minuti finali di gara) e soprattutto ha visto avvicinarsi pericolosamente l’Alcione, ora a soli tre punti da Brescia e Lecco. Insomma, una domenica “no”. Doveva capitare, soprattutto in trasferta, visto che nelle ultime due stagioni uscire “di casa” significava quasi sempre perdere, mentre quest’anno la squadra era rimasta imbattuta per ben 13 partite lontano dal Rigamonti-Ceppi, fino a Novara.

Detto questo, però, è preoccupante notare come le uniche due sconfitte finora subite abbiano lo stesso denominatore comune: gol preso e zero tiri in porta. È successo a Novara come contro il Brescia. In entrambe le gare Kritta è stato “soffocato”, annullato, dall’essere schierato a piede opposto sulla destra, dove non riesce quasi mai a esprimersi al meglio. E in entrambe le partite a sinistra sono stati impiegati dei destri: Pellegrino (e Galeandro) contro il Brescia, Mallamo (e Furrer, dice Valente) a Novara.

Nel 3-5-2 o 3-4-2-1 di base, mancava di fatto un centrocampista esterno sinistro. Se Furrer viene considerato “quinto”, resta però un attaccante adattato; se lo schema si legge come 3-4-2-1, a centrocampo a sinistra non c’è nessuno se non Furrer in ripiegamento. E qui nasce la domanda: può reggere il Lecco una mediana composta solo da palleggiatori?

La risposta è semplice: con l’Arzignano sì, con il Novara no. Con il Renate sì, con il Brescia no. Cosa significa? Che, anche se il gioco del Lecco tende a privilegiare la fase offensiva, l’atteggiamento dell’avversario è determinante. Se ti lascia giocare a centrocampo, puoi permetterti Zanellato, Metlika e Mallamo. Se invece l’avversario pressa alto, come Brescia e Novara (e in parte il Renate), il Lecco fatica a rendersi pericoloso. E se non crea occasioni, non segna: diventa prevedibile, e quindi vulnerabile.

Federico Valente – che sta facendo un grandissimo lavoro, tenendo il passo di Vicenza e Brescia con una rosa non da prima della classe – ha ormai compreso che la sua forza è andare in vantaggio. L’intensità che è mancata a Novara è proprio quella che il Lecco trova quando deve difendere un gol segnato. Prima di segnarlo, però, fatica a trovare ritmo e aggressività. Dopo, no. Forse perché ha la “battaglia” nei geni, come il suo allenatore. Forse perché inseguire la vittoria non è come dover recuperare uno svantaggio.

Sarà un caso, ma delle 14 partite disputate finora i blucelesti hanno vinto tutte quelle in cui sono andati in vantaggio (tranne Verona, quando sul 2-0 si sono fatti rimontare). Se invece hanno subito gol per primi, hanno sempre perso. Solo due sconfitte, ma identiche nel copione: squadra che non segna, subisce e poi crolla senza reagire. Nessuna rimonta, finora.

Forse perché il Lecco non è ancora capace di cambiare pelle. Quando non riesce a sfondare con il suo solito palleggio – che tanta fortuna gli ha portato finora – deve trovare alternative. Quel piano B che a Novara non si è visto. Ma è compito di mister Valente trovarlo.

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