Lecco è in zona rossa: nel 2025 già 4 morti bianche

I dati diffusi da Anmil evidenziano una leggera crescita degli infortuni totali in provincia di Sondrio

I dati diffusi da Anmil, elaborati su base Inail e riferiti al periodo gennaio-luglio 2025 rispetto allo stesso periodo del 2024, raccontano una realtà sfaccettata. In Lombardia, come nel resto del Paese, gli infortuni sul lavoro calano leggermente, ma dietro le cifre si nascondono storie e differenze territoriali che meritano di essere comprese.

A livello nazionale, gli infortuni denunciati passano da 350.823 a 349.444, una flessione minima dello 0,4%. In Lombardia la discesa è un po’ più marcata, dell’1,5%, con 65.427 casi nel 2025 contro i 66.445 dell’anno precedente. In questo quadro, Lecco si allinea perfettamente alla tendenza regionale: gli infortuni passano da 2.091 a 2.060, con una diminuzione dell’1,5%. Un piccolo segnale positivo, ma che testimonia una realtà ancora fragile, dove la sicurezza sul lavoro rimane un equilibrio precario da difendere ogni giorno.

Sondrio, invece, va in direzione opposta. Nella provincia alpina gli infortuni aumentano leggermente, da 1.283 a 1.292, con una crescita dello 0,7%. Una variazione minima, certo, ma che rivela come anche nei contesti più piccoli e meno industrializzati il rischio non scompaia mai del tutto.

Sul fronte degli infortuni mortali, il dato lombardo è incoraggiante: da 102 casi nel 2024 si scende a 89 nel 2025, una riduzione del 12,7% che lascia intravedere l’efficacia delle politiche di prevenzione e dei controlli sul territorio. Ma non tutte le province seguono la stessa rotta. A Lecco, le morti sul lavoro passano da 3 a 4, un numero piccolo ma sufficiente per ribadire quanto la statistica, in questi casi, non basti a raccontare la gravità della perdita. A Sondrio, invece, la situazione resta immutata: un solo decesso in entrambi gli anni. Numeri che, pur bassi, ricordano che dietro ogni caso c’è una famiglia, una comunità, un vuoto che nessuna percentuale può colmare.

Le malattie professionali delineano un quadro ancora più contrastato. In Italia crescono del 9,9%, in Lombardia addirittura del 22,1%. Ma nelle due province di montagna accade l’opposto: a Lecco le denunce scendono da 77 a 61, con un calo del 20,8%, mentre a Sondrio crollano del 31,6%, da 38 a 26. È un dato apparentemente positivo, ma che potrebbe nascondere una minore emersione dei casi, forse dovuta alla scarsa consapevolezza o a una sottovalutazione dei sintomi.

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