
Cronaca / Lecco città
Lunedì 30 Giugno 2025
Lecco: «Festa del Lago, nella bellezza l’eco di Dio»
Solennità Prima cerimonia per il prevosto monsignor Bortolo Uberti. La messa, la processione e la benedizione L’appello contro barriere e solitudini: «Non si disegna il volto di una città se non ci si fida e stima reciprocamente»
Lecco
La benedizione del lago è stato uno dei momenti più importanti della Festa del lago e della montagna che si è svolta domenica a Lecco.
Il prevosto di Lecco, monsignor Bortolo Uberti, ha presieduto una delle cerimonie più significative e più sentite della nostra comunità, di fronte a tantissima gente, che ha affollato il centro dapprima per la processione e quindi per gli eventi serali.
In precedenza, alle 17, il prevosto ha celebrato in modo solenne la messa in basilica di San Nicolò.
«Vivere la festa del lago e della montagna ed invocare sulla città la benedizione di Dio, - ha sottolineato don Bortolo nella sua omelia - significa lasciar risuonare, nella bellezza della cornice delle nostre acque e dei nostri monti, l’eco della voce di Dio che vince le solitudini e le paure».

(Foto di Sandro Menegazzo)
La fiducia è stata al centro delle parole di don Bortolo, quella fiducia che oggi sembra essere un “genere” molto raro in circolazione.
La figura di Giuseppe di Nazaret è stata presa ad esempio della fiducia capace di affidarsi all’Altro senza condizioni: «Oggi ciò che più ci manca è proprio la fiducia: non ci fidiamo più di nessuno. A volte nemmeno delle persone che ci sono vicine e a cui vogliamo bene: nella coppia, tra genitori e figli, tra parenti. Abbiamo perso fiducia nelle istituzioni, nella Chiesa, persino nelle associazioni e nelle diverse forme di aggregazione. Chi si fida, pensiamo, è un ingenuo. Se Giuseppe non si fosse fidato della parola di Maria e di quella dell’angelo la nostra storia sarebbe stata un’altra storia. Se oggi viene meno la fede, si fa fatica a credere, è anche perché abbiamo perso la capacità e il coraggio di fidarci degli altri, a volte di noi stessi, della nostra comunità».
Ed oggi, infatti, la mancanza di fiducia genera le solitudini più diverse e con la solitudine cresce la paura.
«Non si disegna il volto di una città se non ci fida e ci si stima reciprocamente. Ciascuno poi, da parte sua, farà il possibile per essere affidabile di fronte all’altro. Ma perché fidarsi? Giuseppe lo fa con Dio che vince la paura (“Non temere” è la prima parola dell’angelo, la stessa che aveva detto anche a Maria) e gli affida un compito: prendi con te Maria e dai un nome al bambino che nascerà».
Ed è a quel punto, è l’omelia del prevosto, che tutto cambia nel cuore degli uomini e nelle comunità.«Dal disorientamento si passa alla responsabilità, ma solo dopo un atto di fiducia, addirittura di obbedienza. E la piccola storia di una famiglia, in un villaggio sperduto delle montagne di Galilea, diventa una storia capace di segnare le sorti del mondo».
Avere responsabilità, sapersi fidare questo, ha sottolineato don Bortolo, serve alla nostra città.
«La fiducia genera responsabilità e appartenenza: questo urge oggi anche alla nostra città. Questo è ciò che fa bene alla città. Nella culla, nella quale la conca della natura di Dio ci ospita, vogliamo far crescere la fiducia reciproca, la responsabilità lungimirante e un’appartenenza entusiasta».
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