Lecco, la mummia bambina del Monumentale torna alla luce

Il 22 novembre l’esposizione della salma di un ragazzino imbalsamato con il metodo Vercelloni. L’iniziativa per valorizzare il patrimonio storico del Comune.

Lecco

Tre mummie sono ospiti nel cavedio del Cimitero Monumentale. E una di esse, dopo la fine dei lavori di sistemazione dell’ala est del Cimitero stesso, sarà esposta il 22 novembre nel cavedio grazie a un evento organizzato da Officina Gerenzone con l’antropologo e archeologo Dario Piombino Mascali delle catacombe dei Frati Cappuccini di Palermo. Si tratta della cosiddetta «mummia bambina», ma in realtà è la mummia di un ragazzino di 10-12 anni di fine 1800 (alto circa 120 centimetri), senza parenti, il cui corpo, legalmente richiesto, fu usato dall’antropologo e naturalista Carlo Vercelloni, ispiratore del purtroppo chiuso museo di scienze naturali di palazzo Belgiojoso, per sperimentare il suo eccezionale metodo di imbalsamazione.

La giornata sarà organizzata da associazione Bovara che farà una conferenza la sera prima (il 21 novembre alle 21) a Officina Badoni. Nelle visite al cimitero associazione Bovara collabora con Officina Gerenzone vista la presenza di molte cappelle e tombe di pregio di famiglie industriali lecchesi legate naturalmente anche al Gerenzone, per cui sarà un connubio delle migliori testimonianze storiche della città a occuparsi di questo interessantissimo evento.

Per quanto riguarda l’ala Est del Monumentale, poi, mancano solo alcune finiture che, per essere realizzate, i tecnici attendono solamente che si asciughi l’umidità residua dalle pareti. Già dalla prossima festa dei Morti si potrà, però, accedere alle cappelle. E pochi giorni dopo, ovvero il 22 novembre, ci sarà la visita guidata alla parte rifatta del cimitero, con esperti d’arte che illustreranno le «bellezze», seppur in un luogo così insolito, del nostro principale cimitero lecchese. Ad annunciarlo è stato Roberto Pietrobelli, nelle sue funzioni anche di assessore ai Servizi cimiteriali: «Parleremo delle catacombe di Palermo, ma parleremo delle nostre tre mummie e in particolare della mummia-bambina risalente al 1895. La cosa importante dal punto di vista scientifico è che tutti gli altri metodi noti di imbalsamazione intervengono sul corpo togliendo gli organi interni, oppure immettendo una serie di sostanze chimiche nel sistema venoso. Mentre il metodo Vercelloni non prevede di toccare il cadavere: nelle intercapedini della sua “cassa imbalsamatrice”, venivano messe delle sostanze, per lo più di origini naturali, che portavano a “mummificare” la salma. Il che, a fine 1800, fece scalpore e un certo successo commerciale, proprio per il fatto che non si andava minimamente a toccare il corpo del defunto».

Il fine ultimo della serata e della giornata poi di studio ed esposizione della mummia è anche quello di capire cosa fare delle tre mummie a disposizione del Comune: «Forse la loro sistemazione migliore sarebbe in un museo – spiega Pietrobelli - ma, appunto, vogliamo riflettere su questo, insieme alle associazioni che ci stanno aiutando, perché è un peccato tali testimonianze storiche e scientifiche non possano essere esposte né godute dal pubblico».

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