
Cronaca / Lecco città
Giovedì 24 Luglio 2025
Lecco, la vallata del Gerenzone rinasce grazie ai volontari: via spazzatura e sterpaglie
«Non cerchiamo applausi - spiega Paolo Colombo, presidente del sodalizio -. Il nostro è un gesto di responsabilità. Se ognuno facesse la sua parte, il degrado non avrebbe spazio. Noi ci mettiamo tempo, fatica e cuore»
Lecco
Martedì sera, 23 luglio, i volontari di Officina Gerenzone sono tornati in campo, con la solita tenacia e una missione ben chiara: restituire dignità a un altro angolo dimenticato della Valle del Gerenzone. Stavolta, il “fronte” si è spostato sotto il ponte di via Oslavia, dove resiste — quasi nascosta tra sterpaglie e rifiuti — l’antica roggia che per secoli ha alimentato l’energia della valle industriale.
Un luogo di grande valore storico e simbolico, che affonda le radici nel Cinquecento, quando qui sorgeva la “folla da panni” dei mercanti Rota. Un canale che, nel corso dei secoli, ha visto susseguirsi fucine, magli, cotonifici e storie di lavoro. Ma che negli ultimi anni era stato ridotto a una discarica a cielo aperto.
La riscossa civile parte dalle mani
Con cesoie, guanti e soprattutto con una visione, i volontari hanno liberato in meno di un’ora il camminamento sottostante il ponte e il tratto iniziale della roggia. Via i rovi, via il pattume, via quell’ombra di abbandono che da troppo tempo gravava su uno dei luoghi più affascinanti — e purtroppo dimenticati — della valle.
E così sono tornati a emergere dettagli preziosi: le due chiuse in buono stato, la galleria di scarico della derivazione del torrente Gerenzone, il vecchio muro di sostegno del passaggio pedonale. Un patrimonio nascosto, riemerso grazie all’impegno costante di un gruppo che non si limita a denunciare, ma agisce. Sempre.
Un ponte tra passato e futuro
L’azione di Officina Gerenzone non è mai fine a sé stessa. È un invito aperto alla città. A prendersi cura dei propri spazi, a riconoscere valore nei luoghi anche quando sembrano perduti, a riscoprire il legame con la propria storia.
Non è un caso se lo stesso complesso, oggi minacciato dalla demolizione, ha raccolto oltre 7.000 voti nella campagna nazionale “I Luoghi del Cuore”. Segno che la sensibilità c’è, che la comunità vuole esserci. E che servono proprio iniziative come questa per trasformare quella voglia di tutela in azione concreta.
“Non è un merito, è un dovere”
«Non cerchiamo applausi — spiega Paolo Colombo, presidente del sodalizio —. Il nostro è un gesto di responsabilità. Se ognuno facesse la sua parte, il degrado non avrebbe spazio. Noi ci mettiamo tempo, fatica e cuore. E continueremo a farlo finché ci sarà anche solo un angolo della valle che può rinascere».
E in effetti, i sorrisi e i ringraziamenti dei passanti sono forse la più grande ricompensa. Perché ciò che i volontari stanno costruendo, a colpi di ramazza, è una nuova cultura del rispetto. Una rete di cittadinanza attiva che restituisce speranza, visione e bellezza.
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