
Mutui in crescita, i dati a Lecco e Sondrio
Secondo l’osservatorio Facile.it i tassi favorevoli spingono le richieste di surroga
Secondo l’analisi di Facile.it e Mutui.it , nel primo semestre 2025 il mercato dei mutui in Lombardia ha registrato una crescita complessiva: l’importo medio richiesto è salito a 148.637 euro, con un aumento del 3% rispetto allo stesso periodo del 2024. Milano guida la classifica regionale con richieste da 168.017 euro, mentre Pavia si colloca in fondo con 119.877 euro.
All’interno di questo scenario, le province di Lecco e Sondrio si posizionano nella fascia medio-bassa, con importi medi inferiori alla media regionale ma comunque superiori al dato pavese.
A Lecco, l’importo medio richiesto per un mutuo nel primo semestre è stato pari a 135.917 euro. La cifra colloca la provincia in una posizione intermedia: superiore a Bergamo e Cremona, ma inferiore a Como e Monza Brianza. Questo dato suggerisce un mercato immobiliare in salute, con valori che riflettono il costo medio delle abitazioni nel territorio lecchese, tradizionalmente dinamico grazie alla vicinanza con Milano e alle aree attrattive del lago.
In provincia di Sondrio, invece, l’importo medio richiesto si ferma a 125.488 euro, uno dei più bassi in regione. Solo Mantova, Cremona e Pavia registrano valori inferiori. Il dato rispecchia il diverso posizionamento del mercato immobiliare valtellinese, caratterizzato da una domanda meno intensa e da prezzi medi delle abitazioni più contenuti rispetto alle province più vicine alle aree metropolitane.
Interessante notare come, seppur distanti dalla media lombarda, sia Lecco che Sondrio si avvicinino al dato nazionale, pari a 137.315 euro. Lecco è leggermente sotto la media italiana, mentre Sondrio resta al di sotto di circa 12.000 euro.
A livello regionale si segnala anche un ritorno dei giovani al mercato dei mutui e un peso significativo delle surroghe, che rappresentano il 31% delle richieste complessive. Queste tendenze riguardano anche le province di Lecco e Sondrio, dove le condizioni favorevoli dei tassi – con variabili scesi al 2,33% contro i fissi al 2,92% – hanno incentivato nuove richieste e rinegoziazioni.
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