
Cronaca / Lecco città
Mercoledì 22 Ottobre 2025
Nel Lecchese ogni milione di ricette
400mila finiscono nel cestino
Tra mancate prenotazioni, difficoltà economiche e scarsa utilità percepita, il sistema sanitario lecchese si interroga sui motivi del mancato utilizzo di moltissime prescrizioni mediche
Lecco
Nel Lecchese, in un anno, vengono rilasciate mediamente un milione di prescrizioni mediche: seicentomila vengono effettuate e quattrocentomila scompaiono nel nulla, non vengono effettuate. Mancano i soldi per farle? Non si trovano slot nel pubblico e dunque si rinuncia? Non erano così indispensabili e vengono posposte? Non lo sa nessuno. L’appello dell’assessore al Welfare Guido Bertolaso ai medici di medicina generale «Non eccedete con le prescrizioni», però, non viene raccolto con piacere da Marco Magri, amministratore della Cooperativa Cosma, la più importante cooperativa di medici di medicina generale della nostra provincia: «Come dice anche Bertolaso, teniamo conto che il 38% delle prescrizioni vengono dagli specialisti, non dai medici di medicina generale. Quindi anche questo è un dato interessante. Ma il dato interessante è che di questo milione di prescrizioni, 600mila vengono consumate, ma le altre 400mila dove finiscono? Perché non le fanno? Perché non trovano un posto in tempi giusti? Non le consumano perché non hanno più interesse? Non lo fanno perché hanno problemi economici e quindi andare dal privato gli costa troppo? A noi dicono che il 20% di queste prescrizioni non vengono effettuate perché l’utente non le vuole più fare e quindi perdiamo tutta una serie di possibili potenziali esami che magari potrebbero essere utili per scoprire qualche cosa. Ma il problema in generale è che il 40% delle prescrizioni non vengono consumate e cosa succede in questi pazienti è un punto di domanda».
Ma soprattutto si può aumentare a dismisura l’offerta? Non sono troppe un milione di prescrizioni? Su questo Magri va d’accordo con la sanità locale. «Anche il dg di Asst Lecco Marco Trivelli si è lamentato giustamente del fatto che sono aumentate le prescrizioni e sa benissimo che non è aumentando ulteriormente l’offerta che si può vincere questa battaglia. Paradossalmente, più esami faccio, più visite propongo, più la gente continua a chiederne. Il problema è il governo della domanda, più che dell’offerta. Alcuni progetti sempre di Regione come quello della presa in carico sono nati proprio come progetti di governo della domanda. Allora, ma perché non ricominciare a ragionare un po’ su questi numeri? Noi come mmg avevamo proposto degli incontri per mettere insieme gli specialisti e i medici di medicina generale per ottimizzare i profili prescrittivi per alcune patologie, quelle più importanti, in modo che magari si ottimizzassero gli esami aumentando l’appropriatezza. Si potrebbe fare attività di prevenzione per capire se tutti quegli esami che vengono fatti per prevenire le patologie hanno dato un risultato utile, oppure è necessario identificare maggiormente quelli che sono più a rischio, facendo esami più frequenti a quelli più a rischio e meno frequenti a quelli meno a rischio».
In altre parole, andrebbero ragionati i dati: «I dati non vanno presentati solo per far vedere come va: servono anche come elemento di studio. Per migliorare quello che si sta facendo, cosa che non mi sembra si stia facendo attualmente – conclude Magri un po’ stizzito - Il pubblico non può mettere continuamente milioni su milioni per aumentare prestazioni, o per chiedere prestazioni al privato. E sul governo della domanda si sta facendo poco. Questo è il problema». La medicina difensiva ha un ruolo? «Forse qualche tempo fa sì, adesso è diventata un po’ meno rilevante. Ci sono tanti componenti, c’è la componente assicurativa che in qualche modo genera un po’ più di prestazioni, c’è una popolazione diventata più anziana. I bisogni aumentano. Ma anche su questi temi bisognerebbe fare dei ragionamenti e mi verrebbe da dire dei ragionamenti condivisi tra i vari attori del sistema sanitario».
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