Scuola, un lavoratore su tre è precario. La Uil: «Così non si va da nessuna parte»

Il sindacato: «Il comparto dell’istruzione è diventato come il calcio. Tutti ne parlano, ma dimenticano chi scende in campo»

Lecco

La scuola? E’ diventata una partita di calcio a Lecco. Ognuno ne parla, chi sventolando una bandiera chi un’altra, pochi si ricordano dei giocatori che scendono in campo: insegnanti, personale Ata e amministrativi. Con questa immagine la Uil Lario e la Uil Scuola Rua di Lecco lanciano un appello alla politica e all’opinione pubblica: riportare al centro del dibattito i veri protagonisti della comunità educante. «La scuola non vive di slogan — dichiarano le sigle territoriali — ma di stabilità occupazionale, retribuzioni adeguate e regole trasparenti nella mobilità».

Dietro la campanella che ogni giorno segna l’inizio delle lezioni, si nasconde una realtà fatta di precarietà crescente. I numeri parlano chiaro: secondo Inps, nel territorio lecchese i lavoratori precari nella scuola erano 1.134 nel 2016, saliti a 2.061 nel 2019 e arrivati a 2.507 nel 2023. L’incidenza del personale a tempo determinato è passata dal 20,9% del 2016 al 35,1% del 2023. Una condizione aggravata dal costo della vita. In provincia di Lecco, il prezzo medio degli affitti è aumentato del 42% negli ultimi sei anni: da 7 euro al metro quadro nel 2019 a 10 euro a metro quadro nel 2025.

«I contratti si chiudono il 30 giugno per riaprirsi a settembre, sempre a tempo determinato. Senza una riforma strutturale che affronti il problema alla radice, continueremo ad assistere a una mancanza di continuità didattica che ricade direttamente sulla qualità dell’insegnamento e, soprattutto, sugli alunni», spiega Francesco Fusco, segretario della Uil scuola. A lui fa eco Giuseppe D’Aprile, segretario generale della Uil scuola: «Se guardiamo il dato nazionale, in tutta Italia, sul fronte delle assunzioni a tempo indeterminato dei 48.504 posti autorizzati, a fronte di 52.885 posti vacanti per l’anno scolastico 2025/26, solo 29.685 docenti risultano assunti stabilmente, con la possibilità di altre 4.403 immissioni entro fine anno. È un sistema di reclutamento che evidenzia tutti i suoi limiti — aggiunge — logora i nostri insegnanti e indebolisce la qualità dell’insegnamento. Non si può più sostenere il ricorso continuo alle supplenze».

Per Dario Esposito coordinatore Uil Lario: «E’ ora di dire basta al precariato di stato. Le persone che oggi lavorano con discontinuità sono penalizzate due volte: oggi e domani quando avranno diritto a percepire una pensione. Non si può accettare di compromettere il futuro di chi, nella comunità educante, non svolge solo una mansione lavorativa ma da vita ad una missione sociale, giornaliera e pacifica, sul territorio. Serve Un piano casa per il personale scolastico, assunzioni che non lascino nell’incertezza i lavoratori nel sapere cosa faranno a fine anno». Ci sono poi numerosi supplenti con incarichi di poche ore o per pochi mesi.

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