
Cronaca / Lecco città
Martedì 26 Agosto 2025
Sport, turismo ed economia: «I numeri parlano chiaro: dobbiamo crederci»
Gianni Menicatti, statistico e studioso di economia locale, snocciola cifre e aneddoti in vista dell’appuntamento delle Olimpiadi 2026
Lecco
Un binomio spesso sottovalutato o poco considerato è quello tra sport e turismo. Eppure il nostro territorio si presta moltissimo alla pratica sportiva. Ne parliamo con Gianni Menicatti che si occupa professionalmente di economia del territorio e da tempo è appassionato di storia e statistica dello sport locale e nazionale.
Che peso ha lo sport nell’attrarre i turisti a Lecco e nella sua provincia?
«Da un’approfondita ricerca dell’Isnart (Istituto nazionale ricerche turistiche) il centro studi di Unioncamere è emerso che dopo il Covid nell’area lecchese il turismo sportivo è la terza motivazione per cui i turisti vengono nel nostro territorio. Questo significa che dopo l’ambiente naturale e la cultura è lo sport che attira i turisti sul nostro lago e sulle nostre montagne. Quella di Lecco è una delle province italiane in cui il peso sportivo è più significativo; insomma si arriva da noi per praticare lo sport. A partire da questi dati è evidente che dobbiamo cogliere l’occasione delle prossime Olimpiadi invernali per farci ulteriormente conoscere».
Siamo pronti per accogliere a dovere un numero ancora maggiore di turisti?
«Bisognerà fare ulteriori investimenti perché il turismo sportivo necessita di strutture adeguate e di impianti sempre aperti. A Lecco per esempio manca un’offerta finalizzata al cicloturismo. Ci sono pochissimi bike hotel e questo ci penalizza. Scarseggiano anche le guide turistiche per ciclisti mentre in Toscana giusto per fare un esempio ce ne sono tantissime. Questo vale per Lecco ma anche per tutta la Brianza. Perché il turismo sportivo cresca occorre rafforzarsi ulteriormente ampliando le strutture e finalizzandole alle esigenze degli sportivi».
Lei sta curando per la Camera di commercio Lecco Como uno studio sull’impatto economico e sociale delle prossime Olimpiadi. Qual è l’attuale situazione e quale ricaduta avranno le Olimpiadi sul tessuto economico?
«Questo studio sarà presentato alla manifestazione “Young” a Lariofiere nel mese di novembre. Uno dei dati più rilevanti riguarda la diffusa presenza di imprese che producono per lo sport e che hanno un importante peso economico. Basti dire che queste aziende hanno circa duemila addetti. Dobbiamo poi aggiungere un altro migliaio di operatori professionisti dello sport come medici sportivi tecnici allenatori guide alpine».
Lei l’anno scorso ha pubblicato il volume “Sport lecchese. 100 anni di eventi personaggi e risultati” e il prossimo mese di novembre uscirà “Lecco olimpica 1920-2026”. Si tratta di una novità assoluta. Ce ne vuole parlare?
«Questo libro nasce per coprire una lacuna. Volevo documentare il fatto che non solo Antonio Rossi ha partecipato alle Olimpiadi ma ci sono altri 60 atleti lecchesi che hanno gareggiato ai giochi olimpici. È una storia iniziata alle Olimpiadi di Anversa del 1920 con Nino Castelli (1898-1925). Tesserato per la Canottieri Lecco partecipò alla gara di singolo nel canottaggio e venne eliminato nelle qualificazioni».
Immagino che le curiosità siano molte. Ne vuole anticipare qualcuna?
«Innanzitutto va detto che dei 60 atleti lecchesi che parteciparono alle Olimpiadi 10 sono state le donne. La prima atleta lecchese alle Olimpiadi fu Liliana Tagliaferri nel 1948 a Londra nella disciplina dei cento metri piani. Vinse la sua batteria ma in semifinale fu quinta e non poté accedere alla finale. Le ultime due a Parigi furono Giorgia Pelacchi nel canottaggio e Beatrice Colli nell’arrampicata sportiva. È interessante ricordare che tre lecchesi hanno partecipato a cinque Olimpiadi. Stiamo parlando di Antonio Rossi del barziese Gianfranco Polvara e della meratese Roberta Bonalumi».
E quali furono le medaglie d’oro lecchesi?
«La prima medaglia d’oro per lo sport lecchese arrivò a Londra nel 1948 la vinsero Moioli Morille Invernizzi e Faggi della Moto Guzzi nella gara di canottaggio del quattro senza. È sempre il canottaggio a mettersi in evidenza nel 1956 alle Olimpiadi di Melbourne. Vinse l’oro il “quattro con” della Moto Guzzi (Trincavelli Vanzin Winkler Sgheiz al timone Stefanoni). Per Piero Poli ci fu una grande medaglia d’oro nel 1988 a Seul nel quattro di coppia. Doppio oro per Antonio Rossi alle Olimpiadi di Atlanta del 1996 e ancora medaglia d’oro nel 2000 a Sidney».
Nel suo libro sono citati anche i lecchesi che parteciparono alle Olimpiadi pur non essendo degli atleti. Di chi stiamo parlando?
«Sono stati una cinquantina i lecchesi che a vario titolo furono alle Olimpiadi. Sto parlando di tecnici allenatori giudici e giornalisti che parteciparono in forma ufficiale. Il primo giornalista fu Arnaldo Ruggiero inviato di Tuttosport nel 1948 a Londra. Nel 1960 lo stesso Ruggiero fu a Roma. Nel 1980 a Mosca troviamo il giornalista lecchese Aronne Anghileri. E poi non dobbiamo dimenticare Carlo Mornati oggi segretario generale del Coni che prima da atleta e poi da dirigente ha partecipato a nove Olimpiadi».
Gianfranco Colombo
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