Teleriscaldamento: ecco come sarà la nuova centrale termica lecchese

L’impianto del Caleotto, a Lecco, mira a recuperare il cascame termico del forno di laminazione per produrre acqua calda e energia elettrica.

Lecco

Sono 5694 le utenze domestiche potenzialmente interessate dalla rete del teleriscaldamento. Il dato è inserito nello studio preliminare ambientale relativo al progetto per la nuova centrale termica che nascerà al Caleotto. Nel documento, redatto dalla società di ingegneria Tecno Habitat nel marzo 2024, i tecnici stimano che se tutte le quasi 5.700 caldaie, molte delle quali vecchie, fossero spente e le relative utenze si allacciassero al teleriscaldamento si genererebbe un abbattimento di quasi il 100% delle emissioni di anidride carbonica e ossidi di azoto.

Questa, però, al momento è solo un’ipotesi e pertanto, per tracciare un effettivo «bilancio ecologico» del teleriscaldamento a Lecco sarà necessario attendere. Se tanti cittadini o condomini decideranno di allacciarsi, il risparmio in termini di emissioni sarà rilevante. Se al contrario dovessero allacciarsi in pochi, si rischierebbe un bilancio in pareggio visto anche le emissioni prodotte dalla stessa centrale termica.

Come spiegato nella relazione, la centrale sorgerà su un’area di circa 1500 metri quadri all’interno del polo del Caleotto, sul confine con via Fiandra, lì dove prima era presente un impianto di depurazione oggi non più utilizzato. Lo scopo della centrale è recuperare il cascame termico del forno di laminazione, oggi dissipato, per produrre acqua calda a servizio della rete di teleriscaldamento. Al contempo, si produrrà energia elettrica che verrà poi ceduta all’impresa per uso industriale.

Per ottenere questo duplice risultato saranno installati i seguenti componenti: tre cogeneratori e quattro caldaie a integrazione per il raggiungimento del fabbisogno termico. Secondo quanto riferito dal sindaco Gattinoni in aula, si prevede che a regime il 60% del calore che alimenterà la rete del teleriscaldamento sia prodotto tramite il recupero dei cascami termici mentre solo il 40% dalle caldaie a metano. Due di queste caldaie, per altro, sono già attive.

«In attesa di quella definitiva, che verrà pronta tra due anni, – ha spiegato Gattinoni – Acinque ha installato una centrale termica provvisoria che serve già oggi alcuni condomini Aler vicino all’ospedale. Con la prossima stagione termica, inoltre, verranno allacciati l’asilo Rosa Spreafico, la scuola Stoppani e il centro Pertini. Al momento non ci sono ancora i permessi di Rfi per inserire i tubi sotto la ferrovia alla Piccola e sopra la galleria sempre della ferrovia in via Parini». Fino a quando questi tubi non saranno posati le due aree della rete, quella che si sviluppa per Valmadrera, Malgrate e il centro di Lecco, e quella nel capoluogo a nord della ferrovia sono scollegate. Mentre la prima area ha il suo polo di produzione di calore, ovvero il termovalorizzatore di Silea, la seconda ancora no e per questo Acinque Energy Greenway ha installato la caldaia provvisoria.

«Nella centrale termica definitiva – ha concluso il sindaco – sono stati previsti due camini da 25 metri perché più si va in alto più i fumi si disperdono con efficacia. Questi fumi, per altro, non saranno visibili e non ci saranno condense, vapori, ceneri o pulviscoli». Le stesse caldaie, ha poi aggiunto Gattinoni, svolgono anche una funzione di «back up» per il sistema in caso di interruzioni sulla linea di alimentazione del teleriscaldamento per esempio per manutenzioni.

«Su questo progetto – ha aggiunto l’assessore all’Urbanistica Giuseppe Rusconi – la Provincia ha condotto una conferenza dei servizi molto articolata a partire dal dicembre 2023. La Regione ha stabilito in base alla legge che non è necessario assoggettare questo intervento a valutazione di impatto ambientale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA