Traffico di cocaina con telefoni criptati e auto clonate: indagato anche albanese residente a Lecco

Scoperta una presunta associazione criminale dedito al traffico di cocaina, che è stato scoperto dai finanzieri del comando provinciale di Perugia. Tre degli indagati sono cittadini di origine albanese residenti in provincia di Perugia e Lecco. Uno è italiano residente nella provincia di Napoli.

Anche criptofonini e auto clonate perfettamente identiche ad altre, originali, regolarmente transitanti in Italia sarebbero stati utilizzati da una presunta associazione criminale dedito al traffico di cocaina, che è stato scoperto dai finanzieri del comando provinciale di Perugia, i quali hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Gip del Tribunale e richiesta dalla Procura dello stesso capoluogo umbro nei confronti di quattro persone, destinatarie dell’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria e dell’obbligo di dimora nel comune ove risultano abitualmente vivere.

Tre degli indagati sono cittadini di origine albanese residenti in provincia di Perugia e Lecco. Uno è italiano residente nella provincia di Napoli.

Le indagini avviate nel 2022 dalla sezione Goa e dal Gico del nucleo di polizia economica e finanziaria a partire da un episodio di spaccio, sono state condotte mediante intercettazioni telefoniche e ambientali nonché con l’utilizzo di sistemi di localizzazione satellitare che, insieme ai più tradizionali servizi di appostamento osservazione e pedinamento, hanno permesso di delineare - spiega la Procura in una sua nota - gravi indizi sull’operatività nell’area perugina di un sodalizio piramidale al cui vertice si ritiene vi fosse un cittadino di origine albanese. Sono infatti emersi elementi indiziari che fanno ritenere che l’uomo coordinasse e gestisse le attività di approvvigionamento e smercio di consistenti quantitativi di cocaina avvalendosi della collaborazione di alcuni suoi connazionali operanti tra Perugia e Grosseto, oltre che in Olanda e Belgio.

Nell’ambito del contesto delineato, le persone ritenute componenti dell’organizzazione, al fine di render maggiormente difficoltoso l’accertamento degli illeciti, intrattenevano contatti esclusivamente tramite, come detto, i cosiddetti criptofonini, dispositivi telefonici non intercettabili i cui dati transitano su server in Paesi esteri, controllabili da remoto con possibilità di resettare il dispositivo in caso di tentativo di accesso da parte di soggetti non previamente abilitati.

Inoltre facevano abituale ricorso all’utilizzo di stanze di albergo dove veniva eseguito il taglio e il confezionamento dello stupefacente. Oltre che di autovetture clonate, ovvero oggetto oggetto di furto, modificate nel telaio, dotate di targhe e documenti di circolazione contraffatti per essere in tutto riconducibili ad altre autovetture identiche, spesso anche nel colore, di proprietà di ignari automobilisti circolanti regolarmente in Italia. Un aiuto in questo senso è stato fornito dalle denunce sporte dai proprietari delle vetture originali, destinatari di contravvenzioni per infrazioni al codice della strada commesse in località dove non si erano recati.

Nel corso dell’attività investigativa complessivamente svolta sono stati documentati oltre 800 episodi di spaccio. I numerosi interventi dei finanzieri hanno portato all’arresto in flagranza di sei persone e al sequestro complessivo di circa 3 chilogrammi di cocaina e di denaro contante per altre 80.000 euro, e di dieci autovetture rubate e con targhe clonate, di cui cinque sottoposte a Sequestro e restituite ai legittimi proprietari

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