Buca fatale per ciclista sulla Briantea: si apre il processo

I testimoni in aula: «Non c’erano segnalazioni»

Calco

«Quella buca non era segnalata, io ho stesso ho dovuto sterzare all’ultimo momento per evitarla». E’ entrata nel vivo con le prime testimonianze il processo per l’incidente costato la vita a Davide Zani, il ciclista 46enne di Sesto San Giovanni morto a Calco il 14 maggio 2023. Sotto accusa per omicidio stradale ci sono due tecnici dell’Anas: il capo cantoniere che, secondo quanto contestato, non sarebbe intervenuto per delimitare e mettere in sicurezza l’area attorno alla buca apertasi sull’asfalto della Statale 342 a Calco, e il suo diretto dirigente responsabile, anch’egli imputato per una presunta condotta omissiva, consistente nel non aver adeguatamente monitorato la situazione.

I due hanno rispettivamente 50 e 35 anni. Il primo è originario della Basilicata, ma è cittadino di Gorgonzola, nel milanese, il secondo è nato e residente a Reggio Calabria (ieri erano presenti in aula). La donna ottantenne al volante della Kia coinvolta nell’incidente con il ciclista (costretto a modificare la traiettoria proprio per evitare l’ostacolo) secondo quanto emerso, è uscita dal processo patteggiando la pena. L’incidente si era verificato di domenica al mattino, dopo giorni di pioggia intensa. Davanti alle ruote della bici, Zani si era trovato dunque un’apertura imprevista.

«Faccio spesso quella strada - ha raccontato in aula un teste oculare, il primo a prestare i soccorsi al ciclista - avevo già notato quella buca una decina di giorni prima, sarà stata lunga una decina di centimetri, poi l’ho vista il venerdì prima dell’incidente (due giorni ndr) ed era diventata circa quattro volte più grande. Domenica mattina ero ancora lì. Con la coda dell’occhio ho visto il ciclista e la macchina, non so dire se si siano toccati ma ho visto l’uomo in bici andare verso l’esterno, andare in aria e cadere. Sono sceso e gli ho fatto il massaggio cardiaco, poi dalla coda che si è formata di auto è arrivato un medico e ha continuato lui. E’ arrivata l’eliambulanza, ma purtroppo non c’era nulla da fare. Posso dire che quella buca ho dovuto evitarla anche io mentre guidavo, non era segnalata, se non per dei segni di vernice a terra». La circostanza che non ci fossero delimitazioni attorno al pericolo è stata confermata da uno dei carabinieri intervenuti con la pattuglia per i primi rilievi immediatamente successivi al fatto: «C’erano dei segni di vernice lungo il contorno della buca stessa».

Tra i testi è comparso anche l’ispettore che ha condotto gli accertamenti di polizia giudiziaria, dai quali è emerso che i lavori per il ripristino del manto stradale erano programmati il 9 maggio, ma erano stati rinviati per i continui giorni di maltempo. Zani era deceduto sul posto. Su quel tratto non c’erano telecamere. Il giudice Giulia Barazzetta ha rinviato l’istruttoria alla prossima udienza, prevista nel mese di dicembre.

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