Calderoli: «Le province sono essenziali, punto a convincere Meloni»

Il ministro, intervenuto al convegno “La Provincia ieri oggi e domani” a Monticello, auspica un ripensamento sul ruolo degli enti intermedi e punta a superare le resistenze del governo entro la fine della legislatura

Monticello Brianza

Al convegno “La Provincia ieri oggi e domani”, ospitato lunedì pomeriggio all’ex Granaio di Villa Greppi a Monticello Brianza, il tema centrale è stato il destino delle Province, enti che – come ricordato nell’introduzione del moderatore Samuele Biffi, citando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, «non possono essere destinate a un eterno limbo», perché parte integrante della vita democratica della Repubblica. L’indebolimento determinato negli ultimi anni, con competenze ridotte, risorse insufficienti e attribuzioni incerte, ha generato ricadute dirette sulla qualità dei servizi ai cittadini e sulla capacità dei territori di sviluppare il proprio potenziale.

Conseguenze che ha sottolineato anche nel suo intervento introduttivo Roberto Calderoli, ministro agli Affari regionali e autonomie. Il ministro ha richiamato innanzitutto il recente disegno di legge sulla montagna, che tocca direttamente le aree interne lombarde. Ha citato anche lo statuto speciale del Friuli-Venezia Giulia come modello di costruzione istituzionale sviluppato lungo un percorso costituzionale preciso.

Quindi, ha ricordato di avere nel suo dna una propensione particolare per l’autonomia. «Nel dopoguerra, mio nonno fondò a Bergamo un partito che puntava a una provincia a statuto speciale. Nell’anno in cui sono nato io fu eletto in consiglio. Si è battuto per un risultato che altri territori hanno ottenuto ma lui no».

Questa eredità spinge ancora oggi Calderoli a lavorare per un obiettivo che ritiene fondamentale. «Spesso - ha detto con una battuta - mi sono chiesto perché una volta sulle strade provinciali si girava in berlina e oggi invece con i Suv. La risposta è che le strade sono peggiorate. E se non si farà qualcosa, prima o poi serviranno i carri armati».

All’inizio, la riforma Delrio era stata spacciata come un “regime transitorio”, che tuttavia a distanza di oltre dieci anni dura ancora. Oggi però, ha aggiunto Calderoli, «è evidente a tutti che l’ente intermedio è essenziale. Tra Comune e Regione serve un livello in grado di svolgere funzioni che le Province garantivano e che oggi non riescono più a svolgere per mancanza di fondi».

Per cercare di invertire la rotta, il ministro si è impegnato a lungo, tra il 2022 e il 2023, trovando un accordo trasversale, cui però mancava quello del Movimento 5 stelle, come pretendeva la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «Impresa impossibile - ha commentato il ministro - perché ci avrebbero accusato di creare un poltronificio».

Nonostante quel tentativo fallito, il ministro si è comunque dichiarato convinto che, poco alla volta, tutte le forze politiche stiano maturando la consapevolezza che le Province abbiano «senso di esistere». «Manca non tanto la volontà politica ma della presidente del Consiglio, ma confido, entro la fine della legislatura, di riuscire a convincerla».

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