
Cronaca / Merate e Casatese
Domenica 25 Maggio 2025
Studente arrestato per terrorismo, Montevecchia sotto choc
Prevale l’incredulità, anche perché il comportamento della famiglia faceva, anzi fa pensare a tutt’altro. «Magari si è trattato di un errore»
Montevecchia
«Siamo esterrefatti. Di questo ragazzo avremmo potuto pensare tutto, ma non questo» dice una vicina di casa della famiglia di Mohamed Ghonim, arrestato per possesso di materiale con finalità di terrorismo.
Come lei, la pensano anche tutti gli altri che vivono a pochi metri dalla famiglia, composta da cinque persone, papà, mamma, e tre figli, Mohamed il più grande.
«Sono tutte persone estremamente integrate, molto aperte. Esattamente il contrario di quello che si potrebbe pensare visto che il più grande è stato arrestato con l’accusa di terrorismo. Mohamed - continua - è un ragazzo di un’educazione impeccabile, sempre sorridente. Spesso lo si vedeva aiutare a portare la spesa, buttava la spazzatura, insegnava ai bambini a giocare a calcio. Era limpido. Magari l’arresto è un errore».
Nel commentare la notizia che è calata come un fulmine sulla tranquilla quotidianità di via San Francesco 32, pensa anche alla famiglia del giovane ora in cella a Pescarenico.
«Quando il papà è venuto in Italia anni fa, ha fatto delle scelte di distacco dalla famiglia e dalla sua realtà. Con sacrificio, si è costruito una vita lontano dall’Egitto e per tanti anni lontano dalla famiglia. Ritrovarsi ora in una situazione del genere, deve essere difficile. Quello che è successo, potrebbe avere conseguenze anche su di lui e sulla sua famiglia».
Prevale tuttavia l’incredulità, anche perché il comportamento della famiglia faceva, anzi fa pensare a tutt’altro. «Due settimane fa, padre e figlio hanno partecipato al funerale della madre di un vicino. Sono venuti anche in chiesa. Al cimitero, poi, mi hanno aiutato a sistemare la tomba dei miei genitori. A tutti noi spiace sinceramente per quello che è accaduto. Sono persone a cui rivolgiamo affetto. Quando sono arrivati, li abbiamo accolti a braccia aperte e loro si sono sempre comportati bene».
Sconcerto e disorientamento emergono anche dalle voci raccolte per strada. Una donna, all’uscita da un negozio, racconta: «Quando ho letto che era stato fermato un ragazzo per terrorismo a Lecco sono rimasta stupita. Poi, quando ho scoperto che abitava addirittura qui a Montevecchia, sono rimasta basita». Il sentimento dominante non è la paura, ma un senso di spaesamento. «Cado dalle nuvole. Quando ho sentito che era di Montevecchia, mi è venuto un colpo. Non per paura. Ma perché ogni tanto vedo egiziani entrare in negozio, mai avrei pensato a una cosa del genere» aggiunge una donna che lavora in edicola.
C’è anche chi cerca di elaborare la notizia in una prospettiva più ampia: «Questa vicenda fa capire come la radicalizzazione sia un fenomeno strisciante» osserva un residente. «Apparentemente, una famiglia può sembrare un modello. Ma poi uno o più dei suoi membri, di notte, possono fare cose come queste. Inoltre, ormai sul web si trova di tutto. Non bisogna stupirsi se anche in un paese isolato come Montevecchia possano svilupparsi simili fenomeni».
Le indagini sono in corso ma l’effetto sulla comunità è già tangibile. Montevecchia si interroga, cerca risposte, e scopre che a volte l’apparenza inganna.
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