Addio a Lazzaro Valsecchi, il ricordo dell’amico Andrea Zappa

Il mondo del motociclismo piange Lazzaro Valsecchi, morto ieri in un incidente in moto a Gera Lario. L’amico ed ex pilota Andrea Zappa: «In tanti abbiamo perso un amico, un pilota, un gentleman»

Cesana Brianza

È grande il dolore nel mondo del motociclismo agonistico per la scomparsa di Lazzaro Valsecchi, morto ieri in un incidente in moto. La notizia, diffusa rapidamente sui social, ha scosso un ambiente in cui Lazzaro era molto conosciuto. Una scomparsa, a detta di molti, prematura e inaspettata: Valsecchi in moto «ci sapeva andare eccome». Il giorno prima dell’incidente avrebbe dovuto essere in pista a Cremona per un test in vista del finale di stagione, segno che non era certo uno sprovveduto, ma un pilota esperto, reduce anche da gare disputate nelle settimane precedenti.

Troppo facile ora ricordare quando il papà Maurilio lo accompagnava sulle piste delle minimoto, a vederlo correre e vincere da giovanissimo, già padrone della sua minibike. «Sono scioccato, mi devo sedere perché non mi sembra vero che Lazzaro non ci sia più – racconta con un filo di voce Andrea Zappa, ex pilota mondiale e ora team manager del Tecnica Motor Racing Team –. Con noi aveva corso almeno cinque anni: era un bravo ragazzo e, sportivamente, amava davvero le moto e ci sapeva fare. Capiva quando la moto aveva bisogno di regolazioni e sapeva spiegarle con tecnica e sensibilità per la messa a punto. Era sempre perfetto: tuta pulita, casco lucido, visiera impeccabile, guanti e stivaletti che sembravano nuovi. Un professionista in pista. E proprio per questo faccio fatica a capire cosa gli sia accaduto».

Zappa ricorda anche il perfezionismo di Lazzaro: «Dopo le gare parlavamo sempre di come migliorare. Lui lo era già, al meglio, ma da vero perfezionista cercava ogni dettaglio per vincere. Non entrava in pista se tutto non era al 100%».

Poi un sospiro e l’ultimo pensiero: «Sono contento di essere stato suo amico e di averlo avuto nel mio team. Lo ricordo con il suo sorriso e quegli occhialini che portava anche sotto il casco. Non solo io, ma in tanti abbiamo perso un amico, un pilota, un gentleman».

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