
«C’è qualcosa che luccica tra i sassi». Il piccolo Thomas trova una bomba
Valfurva Risaliva alla Prima guerra mondiale, l’ordigno fatto brillare ieri dal Genio dell’Esercito. Lo hanno notato i figli di due famiglie di Molteno che stavano facendo un’escursione
Valfurva
Da sempre, la vacanza estiva in Alta Valtellina è un must per le famiglie di Giovanni Galimberti e di Roberto Galbusera, di Molteno, in provincia di Lecco, ma quella dell’agosto appena trascorso resterà negli annali.
«Appena l’ho visto ho capito subito che non si trattava di un minerale»
Non tanto per i paesaggi e le escursioni in montagna, ma, soprattutto, per il ritrovamento di un ordigno bellico risalente alla Prima guerra mondiale.
Quello che, ieri, gli artificieri del 10° Genio guastatori di Cremona dell’Esercito hanno fatto brillare a circa 1800 metri di quota in Val Zebrù, poco sotto le baite di Campo.
Sul torrentello
«Ci hanno chiamati, molto gentilmente, per dirci se volevamo assistere, ovviamente da lontano alle operazioni di brillamento - dice Giovanni Galimberti -, ma siamo scesi domenica, dopo un mese trascorso io con mia moglie e i nostri tre figli a Cepina di Valdisotto e la famiglia nostra amica a Bormio. Una vacanza indimenticabile sotto ogni punto di vista».
Con una chicca, rappresentata dal pomeriggio di giovedì 7 agosto.«Eravamo saliti tutti al rifugio Campo per una giornata in quota con i bambini felici - dice Galimberti -, e al pomeriggio, abbiamo iniziato a scendere. A un certo punto abbiamo abbandonato di pochi metri, cinque al massimo, il sentiero principale perché i bambini amano camminare sui sassi del torrente.
Così siamo scesi nel torrentello che porta poi al corso principale del Zebrù. Ed è stato lì, che ad un certo punto, all’altezza di un distacco valanghivo sicuramente sceso in inverno, Thomas ha visto qualcosa. Si è rivolto a me perché sa che sono appassionato di minerali e mi ha urlato di aver visto una cosa luccicante fra i sassi. Mi sono sporto e ho visto, pur da lontano, che non si trattava affatto di un minerale».

(Foto di Elisabetta Del Curto)
«Gli ho urlato di non toccare quell’oggetto e di non avvicinarsi assolutamente. Poi, arrivato sul posto, nell’agitazione generale, ho fotografato l’ordigno e ho chiamato il Parco dello Stelvio, ma non mi hanno risposto. Ho chiamato allora i carabinieri di Tirano, ma mi hanno detto che era competente la Guardia di finanza. Le Fiamme Gialle mi hanno detto che mi avrebbe richiamato il soccorso alpino e così è stato. Ho inviato loro la foto dell’ordigno: mi hanno confermato subito che si trattava di un residuato bellico della prima guerra mondiale probabilmente ancora attivo. Thomas, che era dotato di orologio apposito, ha dato loro le coordinate Gps della posizione e ci hanno detto che sarebbe saliti loro l’indomani per il sopralluogo. Abbiamo solo detto loro che il luogo del ritrovamento non era troppo distante dal sentiero, per cui, secondo noi, andava un po’ delimitato per evitare che altri bambini, inavvertitamente, potessero incapparvi».
Grande emozione
E così è stato. Del resto, durante l’estate più sopralluoghi di questo tipo sono stati effettuati dal Soccorso alpino della Guardia di finanza di Bormio, al comando del maresciallo Simone Radaelli.
«L’indomani ci hanno chiamato dal Soccorso alpino dandoci la conferma che era un proiettile, penso d’artiglieria - dice Galimberti -, della lunghezza di 22 centimetri per sei di diametro e con la punta leggermente rovinata. Ci hanno anche mandato le foto. I bambini erano al massimo dell’agitazione per la scoperta: si sono sempre interessati della storia locale e aver trovato un proiettile della Grande Guerra per loro è stata una cosa importantissima».
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