Sempre più numerosi gli over 80,
ma mancano medici e risorse

L’Inps prevede 20mila anziani in più nel Lecchese nel 2050, il sistema di presa in carico rischia la crisi. Magri (Cosma): «Ripensare radicalmente il sistema»

Lecco

Anziani, presa in carico, sistema sanitario. Marco Magri, responsabile della più grande cooperativa di Medici di Medicina Generale della provincia (ne riunisce quasi la totalità), ossia la cooperativa Cosma, ha le idee chiare. E tutte le preoccupazioni relative: «La situazione di Lecco è sicuramente più favorevole di altre situazioni lombarde dove ci sono grosse difficoltà per reperire medici di base. Il problema è che i medici di Lecco hanno un numero di pazienti elevato per riuscire a coprire tutte le zone e questo fa sì che ci siano difficoltà nel trovare un appuntamento. Ma anche il ricambio generazionale è elevato e i nostri medici sono più giovani di altri. I nostri dottori riescono a reggere un carico così pesante. Ma non è semplice».

Aumentano però gli anziani, 85-90mila anziani in provincia di Lecco, e con la tendenza, fotografata dalle stime Inps, ad aumentare di 20mila over 80 prima del 20. «Per quanto ci riguarda abbiamo ancora attività sulla presa in carico dei pazienti fragili -spiega Magri -. Viaggiamo su 20mila prese in carico sulle cooperative di medici afferenti alla nostra cooperativa. Di questi utenti il 70% sono anziani.

Le patologie croniche purtroppo colpiscono anche sotto i 65 anni e visto che i cronici sono un terzo della popolazione, circa 100mila in provincia di Lecco, almeno 30mila non sono anziani. Ma le criticità riguardano tutti: la difficoltà ad avere prestazioni, è un fatto acclarato. Parlo di liste d’attesa che sono un problema concreto, reale. Anche perché la gente vuole prestazioni in tempi brevi, con difficoltà contingenti nel poterle elargire».

Il direttore della fondazione comunitaria del Lecchese, Paolo Dell’Oro, ha detto che si dovrebbe ripensare al welfare e ai servizi collegati: «Con l’aumento dei bisogni e il diminuire delle risorse, bisogna ripensare a quel che si fa – ammette anche Magri -. Stiamo lavorando sotto traccia perché abbiamo proposto a Regione alcuni progetti per migliorare l’attività dei medici grazie alla telemedicina incentivando l’interazione con i servizi Sociali.

Stiamo aspettando ancora delle risposte. Ma facciamo fatica a intercettare anche le novità che derivano dal Pnrr: stiamo aspettando le Case di Comunità, gli Ospedali di Comunità perché la burocrazia a essi sottesa è troppa. Nel tessuto sociale lecchese i diversi soggetti collaborano tra di loro come accadde con “Connessioni in rete”, l’integrazione socio sanitaria. Quella fu un’esperienza bellissima, lasciata cadere».

Il problema è che non è facile trovare operatori. «Molti operatori mancano. Non solo medici: assistenti sociali, volontari, infermieri soprattutto. Stiamo lavorando per trovarli, ma è estremamente difficile. Fortunatamente il sistema tiene, ma solo per la buona volontà di chi è dentro il sistema. Ma ci vorrebbe un ripensamento radicale: riprogrammare le forme di regia, di collaborazione, di confronto. Rispetto a tempo fa mancano momenti di confronto con altre realtà: la coprogettazione è sempre stata un modo vincente del sistema Lecco di presentarsi. Ma con le Case di Comunità non riusciamo a dialogare. Per ora».

I progetti con le realtà sociali del territorio però non mancano: «Con “Safe at Home” realizzato da noi con Consolida, Auser e tante altre realtà, entreremo nelle aree interne lavorando con i medici di medicina generale. È un progetto che sfrutta la telemedicina come telemonitoraggio e teleassistenza. Esploriamo diverse soluzioni per valutare anche con altri soggetti del sistema sanitario quali siano le soluzioni migliori nelle aree più remote: alta Valsassina, alta Val San Martino... Per combattere lo spopolamento. Anche se le solitudini si trovano anche in centro Lecco».

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