Colico, la maggioranza spinge
per anticipare il referendum
sul passaggio alla provincia di Sondrio

I gruppi che sostengono il sindaco interpretano lo statuto per superare lo stop dei dodici mesi dall’ultima consultazione. L’opposizione critica il tentativo di cambiare le regole in corsa

Colico

Questo referendum s’ha da fare e anzi s’ha da anticipare. Il più presto possibile. Così il gruppo di maggioranza “Noi per Colico”, capitanato da Franco De Poi, che sostiene il sindaco Monica Gilardi, ha protocollato ieri una mozione dal titolo “Interpretazione autentica dell’articolo 52 comma 7 dello Statuto comunale”. Quello, per intenderci, che ha fatto slittare al 6 settembre 2026 il referendum consultivo sul passaggio, o meno, di Colico alla provincia di Sondrio. L’obbligo di aspettare almeno dodici mesi dall’ultima consultazione referendaria, infatti, secondo la maggioranza, può essere tolto da un’interpretazione autentica sull’articolo 52 comma 7, come previsto dall’articolo 86 dello Statuto comunale («Spetta al Consiglio comunale, in via esclusiva, l’interpretazione del presente statuto»). E così giovedì 20 novembre, in sede di Consiglio comunale, oltre che di variazioni al bilancio (avanzi), piano di diritto allo studio e dell’importantissima approvazione del percorso cicloturistico che da Abbadia porta a Colico (il Pcir 3 Adda), sarà chiesta ai consiglieri un’interpretazione autentica dello Statuto comunale sull’articolo 52. In realtà il comma 7 dell’articolo 52 appare chiarissimo: «Un referendum non può essere indetto prima che siano decorsi almeno dodici mesi dall’attuazione di altro precedente referendum di qualsiasi tipo, né può svolgersi in coincidenza con operazioni elettorali provinciali, comunali, circoscrizionali», ma è altrettanto vero che la comunità colichese si sarebbe voluta esprimere molto prima di quanto reso noto dal sindaco stesso a norma di questo articolo dello Statuto.

Chiede Franco De Poi: «Cosa si intende per qualsiasi altro tipo di referendum? Sembra chiaro ma può essere interpretato a favore del referendum comunale. Non quelli nazionali o governativi. Quelli comunali invece, secondo noi, si possono fare, garantendo il diritto alla popolazione di esprimersi su una materia locale. Diversamente, per assurdo, se ogni anno ci fosse un referendum all’anno di tipo nazionale, noi colichesi non potremmo mai fare nessun referendum comunale. Inoltre, era stato chiesto da tutti i consiglieri, compresi quelli d’opposizione, di fare questo referendum “il prima possibile”. Noi crediamo che possa essere fatto molto prima del 6 settembre, se la nostra mozione passerà». Basterà una maggioranza semplice, per far passare questa interpretazione «puntuale» e dunque aprire la strada a un referendum anticipato.

La stessa minoranza aveva sottolineato come quella data, il 6 settembre, non favorirebbe la partecipazione dei colichesi. Insomma, se anticipasse la data del referendum, non sarebbe poi un gran male. Enzo Venini, capogruppo della minoranza, però non ci sta: «Ci sono delle regole già interpretate più volte sui referendum. Vorremmo che non si facesse sempre il tentativo di cambiare le cose in corsa a seconda delle esigenze. Se la mozione passasse, più che un’interpretazione sarebbe una specie di variazione del regolamento... Significherebbe anche considerare non valide le conclusioni tratte dalla commissione elettorale, composta da persone esperte di diritto, che hanno semplicemente applicato la norma».

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