Elezioni 2026: Pd - Appello per Lecco, quei voti da pesare

Chi è avvezzo alla politica, a qualunque livello, sa perfettamente quanto si sia spesso rivelato corretto il vecchio adagio secondo il quale i voti non si contano, ma si pesano. E tanto più potrebbe rivelarsi azzeccato in un contesto come è quello delle elezioni comunali lecchesi della prossima primavera. Vale a dire in una tornata nella quale le regole vigenti per il primo turno impongono non di fare a gara a chi inanella al pallottoliere i numeri più alti. Ma, al contrario, di ragionare in senso inverso, conteggiando quanti e quali voti separino ciascun candidato dal traguardo del 50%.

Francamente, la sensazione è che in questi ultimi mesi il centrosinistra abbia volutamente dimenticato questa regola. Probabilmente, nella legittima convinzione che i cantieri, le opere, la verve comunicativa e i tagli dei nastri ormai alle porte possano sospingere l’amministrazione uscente alla quota di consenso necessaria alla rielezione di Mauro Gattinoni. Così, senza aiuti esterni o inutili compromessi politici. Ma questo in politica è un sentiero ambiguo, colmo di insidie. Sulla scorta di simili riflessioni, è probabile che Pd e compagnia abbiano prestato un’attenzione minore del dovuto a quei due o tre nuclei di consenso che dichiaratamente stanno lasciando o hanno lasciato il fronte dei sostenitori di Gattinoni. Parliamo di Appello per Lecco, ovviamente, ma non solo. C’è il gruppo che si coagula intorno a “Insieme” di Domenico Galbiati e alla pubblica fuoriuscita di figure come Mauro Frigerio, ex presidente di Linee Lecco, o dei consiglieri Clara Fusi e Giovanni Tagliaferri. E, in fin dei conti, parliamo anche di chi non ha ancora creato alcun contenitore, ma si appresta a vivere una campagna elettorale molto più in sordina dello scorso giro. Volti, tanto per intenderci, ben presenti anche all’interno di assemblee e dirigenze locali.

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