Morti dimenticate, Auser: «Serve un osservatorio permanente sugli anziani»

Dossi (Auser): dopo il Covid aumentano le richieste di aiuto. Serve una riflessione di sistema per affrontare le nuove fragilità e l’invecchiamento.

Lecco

Le due morti “dimenticate”, una a Galbiate e l’altra a Valgreghentino, hanno interrogato tutti e fatto nascere non poche domande. Come è possibile che una persona, appartenente ad una certa comunità, muoia senza che nessuno se ne accorga? Visto quanto accaduto, dobbiamo rispondere che oggi è “possibile”. Restano, allora, le tante domande e in particolare il dubbio che la nostra società stia perdendo il senso comune dell’aiuto reciproco, dell’attenzione per l’altro. Ne abbiamo parlato con Claudio Dossi, che coordina l’Auser provinciale e dal suo osservatorio è in grado di monitorare la situazione delle persone anziane e fragili.

«La situazione è complessa – spiega Dossi – ma io credo che alla radice di tutto ci sia un fatto acclarato: non si vuole prendere atto del dato statistico che certifica, per i prossimi anni, la crescita esponenziale delle persone anziane e fragili. Questo significa che le persone bisognose di aiuto, sia dal punto di vista medico che sociale, saranno sempre di più. Intendiamoci, ci sono ottantenni che giocano tutti i giorni a tennis, ma i numeri dell’invecchiamento della popolazione della nostra provincia ci dicono che c’è una situazione da affrontare tutti insieme».

Per Dossi c’è poi un grande cambiamento anche nelle famiglie: «Oggi non tutti i nuclei familiari possono o vogliono prendersi cura delle persone fragili o anziane e questo fa ovviamente aumentare le richieste di aiuto. Dopo il Covid, noi abbiamo verificato che ogni anno le domande di aiuto sociale aumentano del 9%. Con questi numeri è ovvio che il sistema pubblico sia in grande difficoltà; c’è bisogno di una profonda riflessione». Uno degli aspetti che va messo in conto è l’adeguamento alla tecnologia: «Oggi un grosso aiuto può venire dalla tecnologia, ma spesso i volontari vanno alfabetizzati e per far questo ci vogliono investimenti».

Altro punto dolente riguarda proprio i volontari: «Anche il sistema del volontariato è in difficoltà. Aumentando le richieste di aiuto, dovrebbero crescere anche i volontari ed invece da qualche anno il loro numero si è stabilizzato e non aumenta come sarebbe necessario. Noi, come Auser provinciale, abbiamo 490 volontari, che è un numero notevole, eppure non bastano».

Dossi, a questo proposito, avanza una proposta: «Secondo me dobbiamo guardare al volontariato in modo diverso e riconoscere ai volontari una sorta di credito sociale: chi dà deve ricevere». C’è poi la crisi delle comunità che non sembrano avere più attenzione per i loro membri: «Non direi che la gente non voglia più occuparsi di chi ha bisogno, direi piuttosto che è disorientata e distratta. Per questo, va certamente ricostruito un tessuto sociale fatto di attenzioni reciproche».

Per affrontare tutto questo, secondo Dossi, ci vuole una riflessione di sistema e servono nuovi strumenti: «Ho proposto alle nostre istituzioni la creazione di un osservatorio permanente su fragilità ed invecchiamento, che ci permetta di leggere con anticipo quanto accade. Dobbiamo prevenire quanto succederà fra qualche anno. Se non interverremo la situazione diventerà esplosiva».

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