Economia / Lecco città
Martedì 23 Settembre 2025
Salta l’incontro sul futuro della Riello, rinviato il tavolo al Ministero
L’azienda dichiara di non essere pronta a presentare i risultati della due diligence. Resta confermato l’appuntamento in Provincia fissato per il 29 settembre. Le parti sociali chiedono garanzie occupazionali per Lecco
Lecco
Sindacati e parti sociali dovranno ancora attendere per avere risposte chiare dai vertici del Gruppo Riello.
A seguito dell’annuncio della decisione di vendere l’azienda (1300 dipendenti nel mondo, di cui 660 in Italia e 150 nella sede di via Risorgimento a Lecco) comunicato la scorsa primavera a lavoratori e sindacati da parte di Carrier, multinazionale statunitense da vent’anni proprietaria di Riello, ha preso il via una serie di tavoli istituzionali, ma il più recente, fissato per il 22 settembre al Mimit - Ministero delle Imprese e del Made in Italy, sarà posticipato.
Le ragioni della vendita risiedono nella decisione di Carrier di investire in operazioni industriali all’insegna della transizione ecologica, ritenendo la produzione di caldaie a gas di Riello sovrapponibile a quella di Viessman, altra azienda del gruppo e storico marchio tedesco ritenuto più performante sulla transizione green.
A chiedere il differimento dell’incontro al Mimit è stata l’azienda, con una richiesta formale inviata dalla direzione una settimana prima dell’incontro fissato. Causa della richiesta di rinvio sembra essere il fatto che l’azienda si è dichiarata non pronta a presentare, come richiesto dalle parti sociali, i risultati dell’attività di due diligence, cioè un’indagine approfondita sulla situazione finanziaria, patrimoniale e commerciale per definire il reale valore di Riello e mettere il gruppo in vendita attraverso l’attività dell’advisor, individuato in Bank of America.
Dunque il risultato che era atteso per metà agosto ancora non c’è e ora si attende la data della nuova convocazione.
Rimane invece ferma la data del 29 settembre per il tavolo provinciale, in uno schema che dallo scorso giugno, con il primo degli incontri organizzati a Roma, ha sempre seguito un’alternanza fra incontro nazionale e successivo incontro territoriale.
Le parti coinvolte (Comune di Lecco, azienda, sindacati, ente regionale) sono dunque state convocate dall’ente provinciale, anche se ad oggi non è dato sapere se l’azienda confermerà o meno la presenza.
Resta dunque in salita la strada verso una decisione di voler cedere tutti gli asset entro fine anno, sebbene non sia oggi annunciato nessun possibile acquirente. Le parti sociali chiedono garanzie di continuità produttiva e occupazionale che, per quanto riguarda Lecco, investono una sede interamente dedicata alle attività di ricerca e sviluppo. In proposito, in una nota congiunta di fine luglio i sindacati hanno ribadito alla proprietà la necessità di riconoscere il reale valore dello stabilimento lecchese, «considerato strategico per le elevate competenze professionali e per il patrimonio di know-how dei lavoratori, frutto di una lunga esperienza e di un’elevata specializzazione, nonché punto di riferimento industriale ed occupazionale del nostro territorio».
In occasione del tavolo nazionale ora rinviato i sindacati (Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm-Uil) si sarebbero attesi di incontrare l’advisor incaricato della vendita, oltre che di avere un quadro del piano industriale sulle strategie future e di avere chiare modalità e numeri occupazionali coinvolti nella cessione.
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