Oggiono, caserma dei Carabinieri
senza direttore dei lavori

Dopo la rescissione del contratto con il precedente professionista, l’opera è ferma. Si cerca un sostituto, ma nessuno si fa avanti

Oggiono

Oggiono: direttore dei lavori cercasi per la nuova caserma dei carabinieri eternamente incompiuta in via Kennedy. La vicenda è sempre più paradossale: dopo avere rescisso il contratto, qualche mese fa, con il direttore storico del cantiere infinito, il sostituto non è stato ancora trovato, pertanto un nuovo inverno sta per iniziare con l’edificio tuttora da completare. Ricorda il sindaco, Chiara Narciso: «In un primo momento, sembrava che dopo la rescissione da parte nostra, il Provveditorato alle opere pubbliche della Lombardia si sarebbe preso in carico direttamente il cantiere. Poiché però non si muoveva nulla, da parte della nostra amministrazione c’è stato l’ennesimo interessamento. Abbiamo appreso così che era in corso un “interpello” rivolto al personale interno alla struttura, il che effettivamente è prassi negli enti locali. Il problema è che non ha risposto nessuno: a livello di risorse interne del Provveditorato - riferisce Narciso - nessuno ha dato la disponibilità. A questo punto, abbiamo scoperto che il Provveditorato si è rivolto all’esterno: cioè, darà incarico a un professionista, ancora da individuare appunto, e ciò accadrà a seguito di richiesta e selezione dei preventivi. Al momento è stato nominato, ad interim, il responsabile unico del procedimento, che perciò è anche direttore dei lavori, ma non sta agendo, proprio perché è in attesa di affidare la direzione dei lavori fuori. La ditta è sempre la stessa, che però di fatto è anch’essa ferma, finché non ha indicazioni dal direttore dei lavori, il quale appunto manca. Da parte nostra - conclude il sindaco - continuano le sollecitazioni».

Per quanto riguarda la caserma, gli ambienti interni della struttura principale sono terminati al 95% e le aree esterne sono invece tutte da completare. L’intera vicenda è nota e innumerevoli difficoltà hanno segnato l’iter dell’incompiuta: la prima pietra fu posata nella primavera del 2010 poi, a settembre dello stesso anno, l’impresa “Donati Spa” di Roma - che era già arrivata al tetto - abbandonò il cantiere lamentando «ritardi inaccettabili nei pagamenti»; le contestazioni sfociarono nel contenzioso col ministero che, dopo quasi un anno, dispose la rescissione del contratto per l’affidamento ad altri dell’appalto; frattanto, la disponibilità dei fondi era divenuta incerta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA