Morbegno, tentata estorsione a un commercialista: condanne confermate in appello

Confermata anche in appello la condanna per la coppia che aveva tempestato di richieste e minacce una commercialista del Sondriese per un presunto debito di 18mila euro.

Morbegno

Condanne confermate anche in appello dai giudici della terza sezione penale di Milano. Erano accusati di tentata estorsione ai danni di una commercialista del Sondriese che, secondo una degli imputati, le doveva 18mila euro. Sono stati condannati pure in secondo grado Antonella Zanini, 61enne originaria di Aprilia, in provincia di Latina, ma residente in via San Rocco a Morbegno, dove in passato è stata titolare di una pescheria nella centrale via Fabani, ora chiusa da tempo, e prima ancora di un ristorante; e Gianfranco Maffia, 73enne residente in via alla Chiesa a Stazzona, in provincia di Como: due anni e dieci mesi alla donna, un anno e 8 mesi al presunto complice.

L’arresto risale al 13 novembre 2021. Antonella Zanini reclamava la restituzione di un’ingente somma di denaro, 18mila euro, di cui la denunciante si sarebbe appropriata quando le curava la contabilità dell’azienda commerciale, mentre, in realtà, in precedenza - secondo le indagini coordinate dalla procura sondriese - sarebbe avvenuta una transazione tra la figlia dell’imputata e la professionista. Zanini e Maffia, insieme ad un terzo complice residente nel Milanese nel frattempo deceduto, per un mese avevano tempestato di richieste la commercialista e il marito, vantando conoscenze nella criminalità locale e minacciandoli se non avessero pagato il presunto debito. Messaggi whatsapp, insistenti richieste di incontro, molteplici chiamate, visite all’abitazione e al luogo di lavoro della commercialista, addirittura pedinamenti: la vita della coppia era diventata un incubo. Quando erano andati a casa della professionista, in un paese alle porte del capoluogo valtellinese, per riscuotere, i due condannati e l’amico poi deceduto avevano però trovato gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Sondrio, all’epoca diretta dal vicequestore Carlo Bartelli, che li hanno arrestati in flagranza di reato. Avevano con loro un manganello telescopico che gli investigatori della Mobile erano convinti non avrebbero esitato ad utilizzare contro la donna e il marito.

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