Bormio piange Giancarlo Pozzi, imprenditore e re del ciclismo

Scomparso a 75 anni l’ex presidente dell’Us Bormiese, figura chiave nello sviluppo del ciclismo locale, disciplina che ha superato lo sci grazie al suo impegno e passione

Bormio

Famiglia del ciclismo in lutto a Bormio per la scomparsa di Giancarlo Pozzi, 75 anni, imprenditore che ha legato il proprio nome in maniera indissolubile alle due ruote nella Contea, vinto da una malattia incurabile. Per una ventina di anni è stato il presidente della sezione ciclismo dell’Us Bormiese, prima di lasciare l’incarico all’attuale responsabile, Mario Zangrando, davvero un degno successore. Essenzialmente, per Giancarlo Pozzi il ciclismo è stato rappresentato da due avvenimenti nel Bormiese che si ripetono ancora. Il primo è il trofeo Ediltrasporti, la gara che ha il nome della sua azienda ed era dedicata a sua mamma Mina Da Prada, grosottina. Ma Giancarlo Pozzi è stato anche il presidente del boom della Re Stelvio, diventata sotto la sua presidenza gara Mapei, portando migliaia di partecipanti e affiancando alla prova ciclistica la mezza maratona e la prova di nordic walking. Il ciclismo ora è diventato la voce principale nel settore turismo a Bormio, superando anche lo sci. È sempre stata la disciplina più praticata dai bormini una volta tolti gli sci.

Sotto la presidenza Pozzi si ebbe anche un boom a livello di tesserati nella sezione ciclismo dell’Usb, ben 300. Il ciclismo lo conobbe sposando la moglie Antonella Sisana con la quale ha tagliato il mezzo secolo di nozze. La passione ciclistica come dote di matrimonio. Lei figlia di Arnaldo Sisana, il pioniere del mondo del ciclismo in provincia. Bergamasco che aveva corso fra i Dilettanti, Sisana diede un grande impulso alle due ruote in tutta la provincia come direttore sportivo del Pedale Morbegnese, del Velo Sondriese e del Velo Sondalo. E anche il figlio Antonio Sisana ha detto la sua nel mondo del dilettantismo. Inevitabile che Pozzi ne fosse contagiato, considerando che anche la moglie Antonella ama la bici. I “rosso”, per via del colore dei capelli, non si limitava a finanziare l’attività della società come sponsor ma era particolarmente attivo anche a livello organizzativo, andava pure sul percorso ad incitare i suoi portacolori. Una volta salì in sella anche lui in una gara amatoriale.

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