
(Foto di Michele Pusterla)
Il commerciante di materiale elettrico, assassinato a Colico, frequentava un bar in Bassa Valtellina, dove era conosciuto e descritto come persona tranquilla
Dubino
Il commerciante di materiale elettrico di origini romene, Ioan Florea, 38 anni, ucciso mercoledì scorso con un colpo di pistola di piccolo calibro (forse una calibro 22) nel suo magazzino in affitto di Colico, risulta sempre più avere avuto una vita legata alla Valtellina. In un paese all’imbocco della provincia di Sondrio, infatti, risiedono alcuni suoi connazionali con i quali aveva un rapporto di amicizia di lunga data, avendolo tra l’altro ospitato per diversi anni nella loro abitazione e con i quali si aiutavano vicendevolmente, una volta lasciata la residenza nel Monzese dove tuttora ci sono, invece, i fratelli e la madre rimasta vedova pochi mesi fa.
Ma non solo. Ieri, martedì, abbiamo appreso che il commerciante di materiale elettrico si recava spesso in un locale pubblico di Dubino, in Bassa Valtellina, a una manciata di chilometri da Colico, dove venne trovato senza vita dai carabinieri della locale Stazione allertati dai colleghi di Cesano Boscone, nell’hinterland milanese.
Abbiamo scoperto, infatti, che Ioan era un affezionato cliente dell’ex bar Marino che ha cambiato gestione e nome e quindi insegna.
«Era gentile, affabile - ricorda Salvatore Profeta, 49 anni, il titolare del moderno ’The Bar’ di via Valeriana a Dubino - e molto educato. Mai avuto un problema con gli altri avventori del mio locale pubblico. Effettuava le sue consumazioni in tutta tranquillità, seduto al tavolino, sfogliava un giornale, pagava e poi salutava e se ne andava, per ritornare la volta successiva. Assolutamente non sono in grado di riferire il perchè venisse qui: se prima si incontrasse con altri in paese. Non c’era una tale confidenza tra noi. Lo vedevo spesso nel locale, sino a circa un mese prima della sua tragica morte».
E l’esercente aggiunge altri particolari: «Mi chiede quando veniva ? Di solito a pomeriggio inoltrato, spesso sul finire della giornata. Si prendeva magari un aperitivo di quelli che prepariamo noi, mangiava qualcosa e se ne andava. Non ricordo che si incontrasse con qualcuno. Di solito se ne stava seduto da solo, oppure veniva in compagnia di una gentile signora bruna. Non avevo una particolare confidenza con lui, era il semplice rapporto fra gestore e cliente. Ho diversi clienti che arrivano da Colico, non mi sorprendo affatto quando vedo entrare facce che non conosco, ossia di persone non del posto. Neppure sapevo come si chiamasse e che lavoro facesse. Ho scoperto le sue generalità e la professione vedendo le foto e gli articoli pubblicati sul vostro giornale dopo l’omicidio. Non so proprio farmene una ragione, di quanto accaduto, appariva come una persona serena, tranquilla, senza problemi. Un episodio davvero grave quello avvenuto al confine con la Valtellina: un uomo ammazzato con un colpo d’arma da fuoco in testa, secondo quanto ho letto».
Tra gli avventori del “The Bar” c’è un avventore a cui, quel volto, non sembra sconosciuto.
«Di persona non lo conoscevo - dichiara Patrizio Valena, 65 anni, fabbro residente a Dubino, a non molta distanza dal locale pubblico ora gestito da Profeta -. Non mi pare di averlo mai visto qui al bar, ma forse proprio a Colico, dove talvolta mi reco per la mia attività di artigiano. Lo dico in base alle foto che ho visto pubblicate sul giornale. Ma non so niente sulla sua vita e attività lavorativa o conoscenze. Deve provare a chiedere a qualcun altro».
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