
Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 05 Maggio 2025
A Tirano e Montagna le prime due pietre d’inciampo della Valtellina
In memoria di Camillo Lorenzo Svanosio, deportato e perito nei campi di sterminio e di lavoro nazisti, e Alessandro Lavelli
Tirano
Due pietre d’inciampo per non dimenticare. Una sarà posata a Tirano, in via Rasica, all’incrocio con via Elvezia, per ricordare Camillo Lorenzo Svanosio, deportato e perito nei campi di sterminio e di lavoro nazisti. Tragico destino toccato anche ad Alessandro Lavelli, originario di Lecco, la cui famiglia durante la seconda guerra mondiale si rifugiò per alcuni anni nell’abitazione della bisnonna, Angela Muffatti, in via Dosso Castaldo, a Montagna. Proprio dove sarà posata in sua memoria la seconda pietra d’inciampo alle 17,30 sabato 17 maggio, mentre a Tirano, nella stessa giornata, alle 11,15.
Sono le due prime pietre d’inciampo in provincia di Sondrio - unica in Lombardia a non averne sinora -, «coronamento di un lungo lavoro di ricerca, faticoso, importante ma interessante. Si apre una strada: speriamo venga percorsa da altri» ha detto Mariella Londoni, docente ora in pensione, tra gli artefici dell’ambizioso progetto nato tra le mura di scuola. Prima il Donegani, poi il polo liceale Città di Sondrio, di cui il liceo scientifico fa parte, coinvolgendo in seconda battuta anche il Pinchetti di Tirano. Il tutto sarà presentato in una due giorni densa di significato, in calendario venerdì 16 e sabato 17 maggio, il cui programma dettagliato sarà online sui siti istituzionali dei due Comuni e dell’associazione Argonaute.
Al fianco di Londoni, la collega (docente anche lei in pensione) Maria Carla Fay, gli assessori alla Cultura di Montagna e Tirano, Chiara Pozzi e Isabella Ciapponi Landi, Giovanna Bruno, dirigente del polo liceale, Ombretta Meago, preside del comprensivo Città di Sondrio, di cui fanno parte le primarie di Montagna coinvolte nel progetto. Presenti anche Simone Evangelisti docente del Pinchetti, Maura Cavallero di Argonaute e Camillo Svanosio, nipote della vittima Camillo Lorenzo Svanosio. Toccanti le sue parole, ricordando come solo di recente, nel 2010, viene a conoscenza della storia del nonno, di cui la nonna mai aveva raccontato. Fu sua zia Rosina a consegnargli una foto e una lettera, «foto che posai a Mauthausen dietro al monumento italiano, dove ci sono tre parole: ricordare, imparare, non odiare», sintesi del progetto in cui la memoria è protagonista. «Non odiare lo ricollego in particolare a mia nonna: mai ha parlato del nonno, delle sue sofferenze e della sua vita».
Ha ringraziato i docenti la preside Bruno, «per aver instillato nei ragazzi il desiderio di ricerca: siamo un Paese con la memoria corta. Ma non c’è futuro senza conoscere il passato, da cui imparare senza replicare errori». Sull’importanza di «questo lavoro di ricerca» ha posto l’accento Meago, aggiungendo «una pietra d’inciampo, incastonata nella strada, brilla: invita a fermarsi, a riflettere», mentre Ciapponi Landi si è soffermata sui valori che il progetto incarna, «quello storico, quello sociale e il valore culturale, che le pietre rappresentano nel testimoniare l’opera preziosa di Gunter Demnig (l’ideatore delle pietre d’inciampo)», come la collaborazione tra due amministrazioni. Concetto, peraltro ripreso da Pozzi: «Due Comuni che lavorano insieme per cercare di ridare voce a due vittime con queste pietre, che dicono da che parte abbiamo scelto di stare.
Un dovere da consegnare alle nuove generazioni». «Quando una comunità coglie, se ne prende cura - ha detto Evangelisti - Ci prendiamo l’impegno di consegnarlo alle nuove generazioni, per fare esperienza di quella memoria, non per odiare, ma per imparare; l’odio porta a non vivere». Fondamentale il sostegno economico di Argonaute, che «ha presentato il progetto sul bando “Aiutiamoci” di Pro Valtellina in collaborazione con il contributo della Provincia. Il progetto “Le prime pietre di Inciampo in Valtellina”, che permette in particolare – ha concluso Cavallero - la pubblicazione del volume dal titolo “Speranze e tragedie sul confine. Gli studenti scrivono pagine di storia”».
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