
Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 10 Ottobre 2025
Addio Alberto, collega e amico
Lutto in redazione a Sondrio: il giornalista Gianoli trovato senza vita in casa
Sondrio
Chissà quanti volti amici avrà trovato in Paradiso ad accoglierlo. Di sicuro ci sarà stato il suo amato don Silverio Raschetti, di cui proprio pochi giorni fa è stato celebrato il primo anniversario di morte. E poi suor Ersilia Pezzini, un’istituzione in città, scomparsa ieri. Alberto Gianoli aveva fatto appena in tempo a scrivere su queste colonne un bellissimo ricordo di lei: sentito, profondo, vero.
Se n’è andato all’improvviso, stamattina, lasciando un’intera città nelle lacrime. E non solo, se si pensa alla fitta rete di contatti e amicizie che aveva al di qua e al di là del confine. Tanti perché che restano ora senza una risposta: è il mistero della vita.
Quarant’anni, mille passioni e, appunto, ancor più relazioni. Sì, perché Alberto - nel corso della sua esistenza - è entrato in contatto veramente con tante persone. Di ogni età, peraltro, a partire dai bambini della parrocchia e dell’oratorio (quante ore passate negli spazi del “suo” Centro giovanile don Maccani, quanto tempo speso nella “sua” chiesa della Beata Vergine del Rosario, cui aveva dedicato anche una pubblicazione esattamente dieci anni fa) fino ai ragazzi poschiavini per i quali era il maestro di religione.
E poi ci aggiungiamo anche noi, suoi colleghi, con cui ha condiviso esperienze indimenticabili: nella mente riemergono tutte ora, nitide come non mai, accompagnate da tanta gratitudine.
Un uomo tutto di un pezzo, Alberto: serio, preciso, professionale. Verrebbe da dire svizzero. E svizzero lo era per davvero. Ne andava fiero: la cittadinanza rossocrociata se l’era tanto sudata, dopo anni intensi di vita e attività nel Canton Grigioni, a servizio della parrocchia di Poschiavo. Con “La Provincia di Sondrio” collaborava fin dal 2009: un amore - il suo - per la scrittura e per la comunicazione che in questi anni ha permesso alla nostra testata di poter contare su contributi di qualità in ambito ecclesiale. Ma anche sociale: pensiamo alle cronache delle gare del Palio delle contrade e dei carri del Carnevale dei ragazzi, giusto per fare due esempi. O la passione per la demografia, per fare un altro esempio, con l’approfondimento su nascite e decessi puntuale all’inizio di ogni anno.
A piangere Gianoli sono anche i colleghi de “Il Settimanale della Diocesi di Como”, di cui era redattore per le cronache del nostro territorio. Amava profondamente la comunicazione, quella con la C maiuscola, all’insegna della verità e della speranza, proprio come ci insegna l’Anno Santo in corso. E come ci ha ricordato Papa Francesco durante il Giubileo dei giornalisti a inizio anno: le sue parole - lo affermiamo senza tema di smentita - sono state per Alberto una bussola per tutta la sua carriera.
Come dimenticare, poi, la fede - che potremmo definire granitica - che lo ha sempre accompagnato. È bello, allora, pensare che in Paradiso fin da subito sia stato accarezzato dalla Madonna di Gallivaggio, di cui la Chiesa di Como ieri ha fatto memoria. Ed era proprio a Gallivaggio che Gianoli era atteso, in occasione della visita del vescovo Oscar Cantoni.
Sempre preciso e puntuale, stamattina non si è presentato: da lì è partita la macchina dei soccorsi anche se, purtroppo, per lui non c’era più niente da fare. È stato trovato senza vita nella sua abitazione di Sondrio, in seguito a un malore che si è rivelato fatale. Grande, grandissimo il dolore in tutti coloro che lo hanno conosciuto e lo hanno apprezzato: alle doti fin qui esposte, non si può non menzionare la sua proverbiale ironia.
Un esempio? L’auto bianca, targata Grigioni, perfettamente tenuta, da vero svizzero. Ma con quel “E mo’ che hai sonato, canta!” appiccicato dietro, a ricordare che - sotto sotto - il suo cuore era anche (e soprattutto) romano. Sì, perché all’ombra del Cupolone Alberto è cresciuto, trascorrendo tanti anni al servizio della basilica di San Pietro grazie al Preseminario San Pio X dell’Opera don Folci.
Ora è il tempo del silenzio, della preghiera e della vicinanza ai suoi cari, mamma Bruna, papà Luigi e il fratello Andrea in primis. Senza dimenticare i tanti figliocci di battesimo - ai quali voleva bene come fossero suoi figli, davvero - e gli amici di una vita.
Ancora da definire la data delle esequie: al momento, il magistrato di turno non ha ancora disposto il nulla osta alla sepoltura. Già ce lo immaginiamo, comunque, intento a scrivere un nuovo articolo. Un articolo che sa di vita e di eternità. A Dio, Alberto, e grazie.
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