Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 19 Novembre 2025
Caso Molinari, dibattito in aula sulla perizia psichiatrica
Per la perizia il disturbo narcisistico che affligge l’ex provveditore «non è tale da offuscare la capacità di intendere e volere»
Sondrio
È durata quasi due ore la decima udienza preliminare per decidere in ordine al rinvio a giudizio o meno di Fabio Molinari, 47 anni, di Lovere (Bergamo), all’epoca dei fatti direttore dell’Ufficio scolastico territoriale di Sondrio, chiamato a rispondere, insieme ad altri 32 imputati, a vario titolo, di una serie di reati che vanno dal peculato, alla concussione, alla turbata libertà degli incanti, all’induzione indebita a dare o promettere utilità.
Come sempre, Molinari non era in aula, anche se in discussione c’era la perizia psichiatrica che lo riguardava, richiesta dal suo avvocato, Stefano Di Pasquale, ma ci sarà il 22 aprile dell’anno prossimo quando si esaminerà la sua richiesta di essere giudicato con rito abbreviato. In quella circostanza Molinari sarà presente per rendere dichiarazioni spontanee.
Prima parlerà il pubblico ministero, il sostituto procuratore Giulia Urbani, che ha seguito passo passo l’inchiesta con il coordinamento del procuratore Piero Basilone, poi interverrà Valeria Morales Sosa, legale dell’unica parte civile costituitasi, quella di Sabrina Paravicini, all’epoca dei fatti impiegata all’istituto comprensivo Damiani 2 di Morbegno, quindi interverrà Molinari e il suo difensore, Stefano Di Pasquale.
Lo stesso che ha avuto l’onere di contestare le determinazioni cui è giunto il perito del tribunale, Rossana Eugenia Botti, nel sottoporre a perizia psichiatrica l’imputato Molinari, in cura da tempo per forme d’ansia e depressione e portatore di un disturbo narcisistico della personalità confermato dallo stesso perito che ha precisato, però «non essere tale da inficiare la capacità di intendere e ancor più di volere dell’imputato - ha detto - e di stare in giudizio». Per Botti, quindi, il disturbo della personalità ha spinto Molinari ad agire in una certa direzione, mantenendo però sempre la capacità di scegliere fra il bene e il male, il lecito e l’illecito.
Diverso il parere del perito di parte, nominato dalla difesa dell’ex provveditore, lo psichiatra di Sondrio, Mario Ballantini, secondo il quale invece il disturbo di cui Molinari è portatore avrebbe «offuscato, sminuito - ha detto -, la sua capacità di intendere e di volere, cioè di determinarsi rendendolo almeno parzialmente incapace».
Quanto a Maurizio Robustelli Della Cuna, perito di parte civile, infine, ha aderito in toto alla ricostruzione effettuata dalla dottoressa Botti che, alla domanda precisa postale dal legale Morales Sosa, se, cioè, il problema che affligge Molinari sia da considerarsi una vera e propria patologia o un disturbo della personalità, ha risposto puntando su quest’ultima opzione. Il giudice Fabio Giorgi, invece, nel merito di questa discussione non è entrato. Ha recepito quanto emerso in aula e si esprimerà in modo definitivo nell’ultima udienza del 20 maggio del prossimo anno, con la quale si chiuderà la fase preliminare.
Forte ancora di quattro udienze complessive. La prima si terrà il 15 aprile del prossimo anno per esaminare le posizioni di tutti gli imputati, sui 32 totali, che non hanno optato per riti alternativi e fra questi ci sono Bruno Spechenhauser, all’epoca dei fatti preside dell’istituto di istruzione superiore Alberti di Bormio, e Raimondo Antonazzo, all’epoca preside all’istituto comprensivo di Ponte in Valtellina, mentre il 22 aprile successivo si discuterà della richiesta di rito abbreviato per Molinari stesso che ha all’attivo un centinaio di capi d’imputazione. Ancora, il 6 maggio successivo, si terrà l’udienza preliminare per discutere le richieste di rito abbreviato di quattro imputati, fra cui due presidi, Maria Pia Mollura, all’epoca alla guida del comprensivo Paesi orobici di Sondrio, e Maria Rita Carmenini, quale ex preside del comprensivo Damiani 2 di Morbegno, mentre il 20 maggio ci sarà la chiusura del cerchio con la pronuncia nel merito del giudice Giorgi. Dei 32 imputati, due giovani di Bergamo e Brescia, hanno chiesto il patteggiamento.
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