
Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 21 Agosto 2025
Crisi Melavì, Sertori: «Le priorità? Salvare il raccolto e la filiera valtellinese»
L’assessore regionale alla Montagna lancia un appello a politica e operatori: serve unità di intenti per garantire cassoni e celle di stoccaggio ai 40mila quintali di mele che non potranno più essere conferiti a Melavì. «Non è il momento delle polemiche, ma della responsabilità».
Ponte in Valtellina
«La priorità era salvare il raccolto di questa stagione, oltre che la filiera frutticola valtellinese, e a questo ci siamo primariamente adoperati nel tavolo tecnico istituito in Regione, con il collega Alessandro Beduschi, assessore all’Agricoltura. Molto positiva è stata la risposta delle aziende frutticole private, disposte a ritirare le mele dei frutticoltori rimasti orfani di Melavì; poi, certo, ci vogliono i cassoni dove depositarle e le celle in cui stoccarle. E al riguardo mi appello alla buona volontà di tutti, anche del presidente e del vicepresidente di Melavì, perché si faccia tutto il possibile per favorire questa soluzione. So che non è facile, che ci sono determinazioni del Tribunale che non si possono sindacare, che Melavì è una società cooperativa privata. Personalmente non ho mai rilasciato dichiarazioni su quanto ha determinato la situazione della crisi Melavì: è evidente che ci sono delle responsabilità di tipo gestionale, ma ora le priorità sono altre. Ora è il momento di ricercare unità di intenti e senso di responsabilità da parte di tutti».
A dirlo è Massimo Sertori, assessore regionale alla Montagna, di Ponte in Valtellina, che ben conosce i sacrifici fatti negli anni per portare avanti la filiera frutticola locale, di eccellenza, ora minata dalla grave crisi in cui è incorsa Melavì, con la presentazione di un piano di concordato semplificato in Tribunale sul quale si esprimerà il giudice il 16 ottobre prossimo.
Il problema è che il giudice è stato chiamato a esprimersi anche recentemente in merito a un’istanza presentata da una grossa azienda privata dell’Alto Tiranese, nella quale è stata chiesta la possibilità di affittare temporaneamente le celle frigorifere dello stabilimento Melavì di Tovo Sant’Agata per stoccare il prodotto non più conferibile alla stessa Melavì. Al momento l’istanza è stata respinta, a causa della necessità di lasciare sgombri gli immobili per poter essere più facilmente messi sul mercato e poterne ricavare proventi.
«Capisco le motivazioni e non posso entrare nel merito di decisioni di legge – dice Sertori –. Però posso dire che i produttori valtellinesi, disposti a ritirare i 40mila quintali di mele che verranno raccolti in queste settimane e che non potranno più essere conferiti a Melavì, sono a loro volta disponibili a firmare qualsiasi clausola che li metta in condizione di utilizzare le celle dello stabilimento di Tovo senza alcun vincolo futuro. Auspico una soluzione in tal senso, perché è pacifico che senza gli strumenti necessari, i cassoni e le celle, il proposito delle aziende private locali di rilevare il raccolto 2025 diventa più complicato. Perché non sono dotati di spazi sufficienti per poter stoccare più di quanto loro stessi producono. E qui ci sono 40mila quintali di mele in più da conservare, che sarebbe bene non trasportare fuori regione, magari anche in Trentino».
Per Sertori quello che si pone è un problema di sistema, che va affrontato con determinazione e buona volontà da parte di tutti. Il raccolto delle mele Gala, le prime a maturare, è già iniziato, per cui non c’è tempo da perdere.
«La cosa fondamentale che deve guidare le azioni di tutti, della politica e di tutti gli attori, è cercare di tutelare chi sta facendo questo lavoro – dice –. Dobbiamo tenere presente che ci sono centinaia di contadini e agricoltori che stanno lavorando i loro appezzamenti, che stanno per raccogliere le mele, che hanno fatto grandi sacrifici negli anni e che ora non sanno più cosa fare. È un’emergenza che tutti devono cercare di affrontare al meglio. Un problema di responsabilità dei singoli, sì, ma anche sociale».
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