
Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 09 Ottobre 2025
Eventi climatici estremi, la Valtellina tra i territori più colpiti. «Serve prevenzione strutturale»
Alluvioni e frane mettono a dura prova l’economia locale. Le imprese sollecitano interventi urgenti e stabili di riassetto idrogeologico.
Eventi estremi, la Valtellina è tra i territori alpini più colpiti, e con essa a pagare il prezzo è anche il sistema economico locale. Le imprese chiedono un piano di prevenzione strutturale, non solo interventi d’emergenza.
Non sono notizie rassicuranti quelle che arrivano dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente per la provincia di Sondrio e per l’intera Lombardia.
La regione resta il cuore produttivo del Paese, ma anche una delle più vulnerabili di fronte agli effetti del cambiamento climatico. A parlare sono come sempre i numeri. Nei primi sette mesi del 2025 la Lombardia ha registrato 30 episodi estremi tra alluvioni, frane, grandinate, trombe d’aria e ondate di calore su un totale di 83 verificatisi lungo l’intero arco alpino. E Sondrio, insieme a Brescia, Bergamo e Como, figura tra le aree più colpite, con centinaia di segnalazioni di danni a infrastrutture, strade, abitazioni e stabilimenti produttivi.
«Abbiamo visitato diversi territori lombardi colpiti dal maltempo nelle ultime settimane, tra cui anche aree della Valtellina» spiega Giovanni Bozzini, presidente della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna) Lombardia. «I sindaci e le imprese ci hanno raccontato situazioni di grande difficoltà: frane che isolano i paesi, danni alle reti viarie, interruzioni di attività produttive. Servono ristori tempestivi, ma soprattutto un intervento di riassetto idrogeologico strutturale, che nemmeno con i fondi del Pnrr il Paese è riuscito a realizzare. Non possiamo continuare a rincorrere l’emergenza».
Bozzini sottolinea anche il paradosso della spesa pubblica: «Si trovano 40 miliardi in più all’anno per dieci anni per raggiungere gli obiettivi di spesa militare Nato. Si trovino allora anche le risorse per mettere in sicurezza le nostre comunità montane, che presidiano il territorio e rappresentano una parte fondamentale del sistema produttivo lombardo».
In Valtellina, dove il tessuto economico è composto in larga parte da piccole e medie imprese artigiane, gli effetti del clima che cambia si fanno sentire non solo sui danni materiali, ma anche sulla continuità produttiva e sull’occupazione. Ogni interruzione di attività, ogni strada chiusa o stabilimento allagato si traduce in perdite significative per l’intera filiera.
La Confederazione, che ha attivato un servizio di supporto per le imprese dei territori colpiti, richiama l’attenzione anche sull’obbligo di polizze assicurative per far fronte ai danni causati da questi eventi, introdotto a livello nazionale. «Lo dico con chiarezza» afferma Bozzini «a noi questo obbligo non piace. Le imprese si tuteleranno, ma lo Stato non può scaricare sui privati le proprie mancanze. Se questa misura è stata resa necessaria, almeno si consenta di rendere detraibile il premio assicurativo. Sarebbe un atto di equità».
Per l’associazione, è arrivato il momento di un cambio di passo. «Il sistema produttivo della Lombardia e in particolare delle aree alpine» conclude Bozzini «non può essere lasciato solo di fronte a fenomeni che ormai hanno assunto un carattere strutturale. Serve una strategia nazionale permanente di prevenzione, manutenzione e protezione civile. Non bastano più gli interventi d’urgenza: il clima è già cambiato, e la montagna lo sta pagando per prima».
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