Festa patronale a Sondrio. «L’esempio dei Santi Gervasio e Protasio è sempre attuale»

Celebrazione alla Collegiata del vescovo di Como Oscar Cantoni, insieme all’arciprete, don Christian Bricola, al direttore dell’Istituto salesiano, don Emanuele Cucchi, agli altri sacerdoti della Comunità pastorale e a don Francesco Orsi

Sondrio

L’esempio dei patroni di Sondrio, i Santi Gervasio e Protasio, è «sempre attuale, viene quindi proposto anche a noi oggi per indurci ad amare come Gesù, non a parole, ma in maniera profonda, mentre affrontiamo anche noi altre nuove forme di martirio quale quello della pazienza, della fedeltà incondizionata alle nostre promesse, anche se costose, con la scelta di accogliere benevolmente chi ci è avverso, come anche la determinazione di prodigarsi con generosità verso tutti, fino ad amare il non amabile, lo straniero, il povero, l’affamato, e le persone che non ci stimano e ci rifiutano».

Con questo forte invito il vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni, ha aperto l’omelia della solenne celebrazione che, nel tardo pomeriggio di oggi, ha presieduto in collegiata nella ricorrenza dei Santi patroni. Una liturgia iniziata con la benedizione del restaurato organo Mascioni e concelebrata dall’arciprete, don Christian Bricola, dal direttore dell’Istituto salesiano, don Emanuele Cucchi, dagli altri sacerdoti della Comunità pastorale e dal sondriese don Francesco Orsi. Presenti le massime autorità civili e militari della città e della provincia. Tra loro il prefetto Anna Pavone, il vice sindaco Francesca Canovi, il presidente della Provincia, Davide Menegola, e il questore Sabato Riccio.

Il vescovo Oscar ha evidenziato che l’unità di una comunità parrocchiale nasce e si realizza a partire dall’Eucaristia. «Ci è di forte richiamo - ha aggiunto - il motto di papa Leone XIV: “In Illo uno, unum”, una frase di Sant’Agostino che ci assicura che la nostra unità dipende dall’essere strettamente uniti a Cristo».

Secondo il cardinale Cantoni, la festa patronale «è un’occasione che ci riporta alle radici cristiane di questa nostra comunità. Siamo stimolati così non solo a confermare una antica e santa tradizione, ma anche a sostenere con decisione la volontà di approfondire ulteriormente la nostra fede cristiana in modo che sia una proposta credibile per l’oggi, nel nostro ambiente di vita. In questo modo potremo aiutarci nell’affrontare le sfide oggi presenti nella nostra società, tra cui il fenomeno dell’abbandono della fede da parte di molti battezzati». A questo proposito, il porporato ha detto che non siamo alla «fine del cristianesimo», quanto piuttosto alla «fine di una sua forma storica, nell’impegno di offrire una risposta appropriata e necessaria ai segni dei tempi. La Chiesa, ancora oggi, può fare del Vangelo la ragione della sua esistenza e così può essere capace di sostenere e illuminare gli uomini e le donne del nostro tempo».

Il vescovo Oscar ha suggerito anche modalità concrete di nuova evangelizzazione. «A tutti noi - ha detto - è offerta la possibilità di portare, nell’ambiente di vita in cui viviamo, il messaggio d’amore di Cristo e di testimoniare come il Vangelo di Gesù continua a promuovere una vita bella, pienamente umana, fraterna e solidale, in una società dove spesso regna l’individualismo e la ricerca del solo benessere personale o di gruppo, dove spesso ci troviamo davanti a tante persone che sembrano aver perduto ogni traccia di umanità».

La riflessione del cardinale Cantoni si è conclusa con l’augurio di «essere capaci di trasmettere la bontà della vita cristiana attraverso una degna condotta di vita, illuminata dalla grazia di Dio e da forme esemplari che trasmettano immediatamente e a tutti la gioia di dirsi e di essere cristiani. Una vita secondo il Vangelo: nella preghiera e nel lavoro, nella semplicità e nella convivenza fraterna, in uno spirito di vera amicizia».

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