Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 15 Novembre 2025
Frana a Lanzada, in alta quota
operatori turistici in crisi
Disagi e perdite per i rifugi e le aziende agricole: disdette a raffica per le festività e anche per i mesi successivi. Numerose le difficoltà logistiche, alti i costi per il trasporto
Lanzada
I lavori di disgaggio sul versante franato in località «Galleria artificiale», sulla strada per Franscia, a Lanzada, partiranno lunedì e tutta l’area perimetrata come a rischio crollo sarà off limits ad auto e pedoni, ma intanto gli operatori turistici dell’alta quota lanzadese sono alla conta dei danni.
«L’importante è che nessuno sia rimasto sotto la frana e non ci siano state vittime o feriti, questa è la prima cosa – dice Vania Negrini, titolare del rifugio Cristina, ai 2.287 metri di Prabello di Lanzada, 25 posti letto –, poi, per quanto ci riguarda, le ripercussioni sono notevoli. Lo sono per noi e per tutta la Valmalenco, credo, perché perdere l’intera stagionalità in questa fetta di territorio ha la sua importanza. Io ho trascorso tutta la settimana a disdire le prenotazioni e a restituire le caparre già versate per il periodo invernale, dal 5 dicembre, giorno fissato per l’apertura, in avanti. Pensare che a Capodanno avevo il tutto esaurito già da giugno, perché le persone, per i periodi clou, tendono a prenotare con largo anticipo sapendo che non abbiamo tantissimi posti letto. Purtroppo per noi tenere aperto senza il collegamento stradale con il fondovalle è impossibile, per cui se ne riparlerà la prossima estate. Abbiamo già riportato tutte le scorte che avevamo in quota, ed era parecchia roba, a valle, con l’elicottero, nella speranza che qualcuno poi possa venirci incontro per i costi sostenuti».
Una tribolazione in cui è incorsa anche Maria Pia Nani, dell’azienda agrituristica «Il cornetto», di Lanzada, con omonimo agriturismo ai 2.150 metri dell’Alpe Campagneda. «Mi spiace moltissimo, perché avevamo già tutte le prenotazioni fino a Pasqua e ho dovuto chiamare i clienti per disdirle – dice Maria Pia Nani –. Purtroppo, per noi, tenere aperto senza la strada è impossibile. Ci abbiamo anche pensato, ma ci sono difficoltà logistiche notevoli e io stessa, che ho anche l’azienda agricola da portare avanti a Lanzada, ho bisogno di andare avanti e indietro dall’alta quota al fondovalle spesso e, senza la strada, come faccio? Non posso andare su e giù sempre a piedi».
Anche Nani aveva il tutto esaurito a Capodanno, con i suoi 10 posti letto, e tantissime persone già prenotate per pranzi e cene, ma ha dovuto tirare i remi in barca. «Di solito, dal 27 dicembre al 6 gennaio mi fermo a Campagneda in pianta stabile tanto è il lavoro – dice –, tra l’altro aumentato dopo il Covid quando le persone, in seguito alla chiusura degli impianti da sci, hanno scoperto questo angolo di Valmalenco e vi ritornano regolarmente in massa, vuoi per il foliage in autunno, vuoi per il paesaggio invernale, le ciaspolate e lo scialpinismo in inverno. E per come buttava la stagione, sarebbe stato un bell’inverno, probabile anche con tanta neve, ma purtroppo è andata così. Io, tra l’altro, in questi giorni ero aperta. Sabato scorso avevo persone a pranzo ed ho tantissima scorta in casa. Tutti cibi che devo riportare a valle perché i tre congelatori che ho funzionano a pannelli solari, ma se sugli stessi si accumula la neve e nessuno può salire a toglierla, mi si blocca l’impianto e va tutto a male. Per cui, a breve, ci dobbiamo organizzare. O saliamo a piedi o saliamo in elicottero e portiamo a valle le merci con quello. Ovvio, sono spese, ma speriamo che il Comune, magari, possa venirci a tempo debito incontro».
L’unico che sta ragionando su una possibile apertura, nonostante tutto, è Emanuele Bergomi, titolare dello Zoia, attualmente chiuso per ferie, e lui stesso in ferie. «Rientro stasera – dice Bergomi – e devo fare ancora delle valutazioni. L’anno scorso ero già aperto quando è stata chiusa la strada, stavolta dovrei aprire ex novo, vediamo. Certo, la maggior parte dei prenotati sono già persi. Senza strada non salirebbero mai».
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