Frana di Lanzada, dieci giorni di lavoro per le prime opere di messa in sicurezza

Il distacco di materiale ha causato danni importanti, rendendo necessaria la chiusura della strada. La riapertura per Franscia è prevista in primavera.

Lanzada

Situazione congelata a Lanzada dove al fragore del distacco di martedì mattina lungo la strada per Franscia, faceva ieri da contraltare un silenzio assordante, quello tipico del post frana, che si produce dopo eventi così impattanti da trasformare per sempre i luoghi.

E il distacco del primo mattino di martedì poco sopra Tornadri e Le Prese è di quelli memorabili con quasi 3mila metri cubi di materiale rotolato a valle, sulla strada comunale, ridotta ad una carreggiata se non addirittura spazzata via del tutto per un tratto di quasi 200 metri. Ma sono molti i punti della carrozzabile ed i parapetti danneggiati dato che il materiale inerte è rotolato a valle interessando più tornanti.

Nessuno è rimasto coinvolto anche perché il tracciato era stato provvidenzialmente chiuso dall’amministrazione comunale, ma i danni sono incalcolabili e ci vorrà del tempo per ipotizzare un ritorno alla normalità.

«Il geologo Gaetano Conforto, sul posto dal primo istante, ha effettuato tutti i sopralluoghi del caso, anche con droni, ed ha precisato esserci ancora del materiale pericolante a monte, circa mille metri cubi di roccia» dice Marco Negrini, sindaco di Lanzada. «Per cui ci stiamo organizzando per i primi lavori di disgaggio, sia di questo materiale sia di quello staccatosi e rimasto pericolante lungo i versanti, che ipotizziamo di far partire già domani o, al più, lunedì. Per il pronto intervento ci sono 100mila euro messi a disposizione dalla Regione anche se si tratta di un distacco talmente impattante che occorrerà molto di più».

L’obiettivo principe dell’amministrazione comunale, ora, consiste nel mettere in sicurezza la strada fino a Le Prese, località dove risiedono tre nuclei famigliari, che non sono stati evacuati, perché non sussiste per loro un reale pericolo, ma che non possono recarsi a casa in auto. Possono unicamente passare da un sentiero che li collega a Tornadri.

«Dopodiché a Le Prese ci sono due attività minerarie e di cava importanti per Lanzada, come la Imi Fabi e la Marmi Mauri» ricorda il sindaco «che hanno dovuto sospendere l’attività proprio perché irraggiungibili. Ecco, anche per permettere loro di lavorare, faremo tutto il possibile per mettere in sicurezza la strada fino a Le Prese anche se stimiamo 10 giorni di lavoro per poterlo fare. Per la fine della prossima settimana, forse, ce la faremo ad aprire questo tratto».

Ben diversa, invece, la situazione sulla parte a seguire, sulla comunale che porta a Franscia attualmente del tutto tagliata fuori dal resto del mondo e dove risiedono sette persone oltre ad esservi un albergo, l’Edelweiss, agriturismi, rifugi (attualmente in chiusura stagionale) e attività di cava a Valbrutta della Serpentino e graniti e della Nuova Serpentino d’Italia.

«Le previsioni per la riapertura della strada per Franscia non sono bellissime» ammette Marco Negrini «perché sarà difficile ristabilire lo status quo ante prima della prossima primavera. Ci sono dei tratti che vanno ricostruiti ex novo, c’è tutta la fase progettuale da condurre, in primis, in porto, per cui i tempi si allungano. Tenuto conto che, come detto, prima occorre procedere al disgaggio di tutto il materiale pericolante e bonificare tutto il versante. Operazioni delicate e complesse che verranno appaltate a ditte specializzate, ma che richiedono attenzione e tempo».

Già lo scorso anno, rocciatori specializzati avevano lavorato in zona alla posa di possenti reti paramassi e dopo due mesi di chiusura la strada era stata aperta al traffico, dopodiché, nel dicembre scorso, l’amministrazione comunale aveva provveduto a posizionare dei sensori per rilevare eventuali scostamenti che, sabato scorso hanno lanciato segnali eloquenti.

«Da un certo punto di vista è persino meglio che la roccia sia scesa da sé, perché diversamente avremmo dovuto provocare la caduta» dice Negrini «ma ciò non toglie che il distacco è stato devastante».

Ieri pomeriggio, in via precauzionale, è giunto a Tornadri il personale del Nucleo biologico, chimico e radioattivo dei vigili del fuoco di Milano per svuotare il serbatoio Gpl del campo sportivo di Tornadri. Il geologo l’ha vivamente consigliato perché potrebbe essere colpito da sassi che dovessero eventualmente di nuovo cadere. Un masso era già finito martedì mattina in mezzo a campo. Le operazioni si sono concluse in tre ore. La strada per l’alta quota, ricordiamolo, è sbarrata.

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