Frana di Lanzada, via ai lavori di disgaggio dopo lo stop per maltempo

Riprendono martedì le operazioni di disgaggio a Lanzada, interrotte a causa della pioggia. Situazione difficile per le attività di cava e miniera.

Lanzada

Era attesa una schiarita nel pomeriggio, ma a Lanzada non c’è stata. La pioggia l’ha fatta da padrona per tutto il giorno, inducendo gli operatori a rinviare le operazioni di disgaggio sul versante franato.

Dopo la posa di alcuni ancoraggi al mattino, quindi, gli operai specializzati della Fitzcarraldo di Valmadrera hanno rinviato a domani l’avvio delle attività di disgaggio del materiale piombato a valle martedì scorso sulla strada per Franscia.

«Le previsioni meteo danno bel tempo domani e dopodomani– dice Marco Negrini, sindaco di Lanzada –, per cui gli operatori concentreranno gli sforzi nelle attività di messa in sicurezza del versante in questi giorni. Che certamente non basteranno, perché il lavoro è imponente e delicato. Si opera in una situazione di grande precarietà, con la quale occorre fare i conti perché gli operai devono lavorare in sicurezza. Per ora la pulizia interesserà in particolar modo la zona sovrastante la strada fra Tornadri e Le Prese, in modo da rendere questo tratto sicuro e poterlo riaprire, speriamo, nel giro di 10 giorni, o comunque al massimo entro fine mese. Molto dipenderà dalle condizioni meteo».

Oggi, per via della pioggia, ad esempio, non sono state assolutamente previste finestre di transito fra Tornadri e Le Prese dove, ricordiamolo, vivono due nuclei famigliari per un totale di sette persone e dove operano due attività di cava e miniera, la Marmi Mauri e la Imi Fabi.

«Il nostro geologo, Gaetano Conforto, proprio considerata la precarietà della situazione e la pioggia insistente – dice il sindaco –, non ha voluto giustamente rischiare e non ha permesso l’apertura nemmeno per domattina presto. Di solito la finestra era prevista fra le 7 e le 9, ma domani sarà spostata in avanti di qualche ora, dalle 12.30 alle 13.30. Poi mercoledì si tornerà alla solita finestra 7-9».

Un’ora soltanto domani, ma salvifica per le attività della zona che devono trasportare a valle materiale indispensabile alla prosecuzione della lavorazione.

«Noi estraiamo talco a Le Prese, ma lo lavoriamo allo stabilimento di Torre di Santa Maria da dove parte per le proprie destinazioni – dice Andrea Dizioli, direttore responsabile delle attività estrattive di Imi Fabi in Valmalenco – e se si interrompe questo collegamento ne va delle forniture e delle commesse. I nostri committenti sono grosse multinazionali che necessitano di questa materia prima e rischiamo di perderli se non rispettiamo i termini di consegna. Devo dire che tutti stanno facendo l’impossibile. Fra noi operatori del settore c’è sintonia e collaborazione e anche le istituzioni sono presenti e attente in tutto. Noi continuiamo ad estrarre in miniera, marciamo magari a ritmo un poco ridotto, però, andiamo avanti. Certo, con grandi difficoltà perché è un problema anche solo arrivare alla miniera, a piedi, su tracciati già modificati due o tre volte in ragione della definizione delle zone di sicurezza».

Situazione non facile anche alla Marmi Mauri dove il contitolare, Roberto Mauri, assicura essere l’attività «parzialmente ferma – dice –. Diciamo che finché avremo materiale in casa, continueremo a lavorarlo, però non arriviamo oltre le vacanze di Natale, ad andar bene. Poi abbiamo bisogno di approvvigionarci, ma le cave sono a Valbrutta e non si può salire. Io spero che, una volta completato il disgaggio, fondamentale, si possa lavorare al rafforzamento della carreggiata rimasta in piedi per creare un bypass provvisorio per i nostri camion, in modo da poter portare a valle il materiale estratto, diversamente sono problemi. Una cosa, però, è certa. Mi sento più sicuro e tranquillo adesso che è sceso tutto il materiale in pericolo, perché passare di lì in questi ultimi anni, in particolare, mi metteva una certa preoccupazione».

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